Eternit Bis: «Schmidheiny voleva proteggere la salute dei lavoratori»
Questa mattina la prima parte dell'arringa della difesa. Il quesito: qual è la responsabilità dello svizzero? Poteva fare di più?…
Il segretario regionale di Rifondazione Comunista ha commentato le dichiarazioni del legale Di Amato all’udienza di ieri dell’Eternit Bis
CASALE – «Le parole del difensore di Schmidheiny sono di una gravità inaudita». È quanto dichiara Alberto Deambrogio, segretario regionale del Piemonte del Prc-Se dopo l’udienza di ieri al processo Eternit Bis attualmente in corso a Novara.
In aula è intervenuto l’avvocato Astolfo Di Amato, difensore appunto del magnate svizzero Stephan Schmidheiny, imputato in questa sede per omicidio volontario con dolo eventuale di 392 vittime dell’amianto. «Se si abbandonano i pregiudizi – ha spiegato Di Amato durante l’arringa di fronte alla Corte d’Assise di Novara – si deve rilevare che Stephan Schmidheiny ha approcciato il tema salute ed amianto in modo assolutamente innovativo e davvero centrato sulla preoccupazione di proteggere i lavoratori e l’ambiente».
Parole forti in un contesto in cui si cerca d’indagare quanto la negligenza dell’imprenditore abbia influito sulle 392 morti. A tal punto da scatenare una risposta repentina da parte del segretario regionale: «Quello che emergerebbe secondo il legale sarebbe la figura di una fabbrica e di in imprenditore all’avanguardia, socialmente responsabile. È incredibile che si possa avere il coraggio di esplicitare una tesi così contraria a qualsiasi esperienza vissuta da operai e operaie per anni all’interno dello stabilimento. Forse l’idea di impunità, di chi è riuscito sino ad ora a sfuggire al percorso della giustizia, ha dettato una così sfacciata mistificazione della verità».
Eternit Bis: «Schmidheiny voleva proteggere la salute dei lavoratori»
Questa mattina la prima parte dell'arringa della difesa. Il quesito: qual è la responsabilità dello svizzero? Poteva fare di più?…
L’ennesimo schiaffo nei confronti non solo dei famigliari delle vittime, ma anche delle associazioni coinvolte come Afeva, di cui una piccola delegazione segue giorno per giorno ogni passo fatto avanti in tribunale.
«Ancora una volta la pazienza delle moltissime vittime di questa esemplare vicenda, dove il profitto ha calpestato la vita, è messa alla prova – ha aggiunto Deambrogio in merito – Essa però ha la forza della perseveranza, quella che non si piega di fronte all’arroganza del potere economico. Con queste persone la lotta continua. Come sempre la giustizia per i più deboli è una strada in salita, ma vale la pena di percorrerla sino in fondo per dimostrare che un’altra idea di lavoro, di convivenza umana, di rispetto dell’ambiente, sono assolutamente necessari».