E intanto continuano ad arrivare
L'attore monferrino Giorgio Milani, colpito dall'ennesima tragedia del mare, ci 'regala' un suo componimento sul tema delle migrazioni
La recente notizia dell’ennesima tragedia della disperazione, il naufragio di un barcone di migranti avvenuto sabato sulla spiaggia di Steccato di Cutro, nei pressi di Crotone (dove si registrano oltre 60 vittime, tra cui molti bambini), ha spinto l’attore monferrino Giorgio Milani («Non mi ritengo un poeta» rivela con umiltà) a inviarci una poesia realizzata nel novembre 2020, in un momento analogo ma in piena pandemia, in occasione di un analogo sbarco sulle coste italiane.
***
E intanto continuano ad arrivare
…e intanto continuano ad arrivare,
e intanto continuano a sbarcare,
e intanto continuano a morire.
Covid o non covid partono
Covid o non covid rischiano
Covid o non covid affogano
Son partito dal mio paese africano per angoscia e disperazione
perché solo se disperato e alla fame abbandoni la tua terra.
Ho percorso centinaia di chilometri nel deserto con caparbia volontà
perché solo la volontà e la determinazione ti fanno andare avanti.
Son deciso a non mollare, a rischiare fino in fondo per iniziare una nuova vita
perché solo una nuova vita mi può ridare la speranza
La Libia mi aspettava e improvvisamente:
i miei occhi si son chiusi,
le mani sul mio volto,
le mie gambe han ceduto,
il mio cuore per un attimo s’è fermato.
Nella mente:
il sorriso struggente di mia madre,
le parole di mio padre.
l’abbraccio caloroso dei miei fratelli.
E poi:
quanto marciume mi ha inondato,
quanto dolore ho sentito,
quanta vergona ho provato.
Sporco,
affamato,
picchiato,
calpestato,
stuprato,
abbandonato,
deriso,
derubato.
Ma che faccio! Mi arrendo proprio adesso?
E i soldi che mi han prestato?
E i compagni che mi aspettano?
E gli aiuti che ho promesso?
NO! Non posso arrendermi adesso!
Il barcone è strapieno,
quelle onde fan paura,
il pianto è straziante,
gli scafisti se ne fregano.
Gli uomini pregano,
le madri strillano,
i bambini piangono,
gli scafisti se ne fregano.
Il buio fa paura,
il freddo intorpidisce,
la fame attanaglia,
gli scafisti se ne fregano.
Il sole sta spuntando,
l’Italia si avvicina,
quel marinaio mi da una mano,
la coperta mi riscalda,
e all’improvviso:
“Ho perso il mio bambino, dov’è il mio bambino?”
“Joseph dove sei? Dove sei Joseph? Dove sei? Dove Sei?
“Aiutiamoli a casa loro” e:
“I pomodori li raccogliamo noi”
“Le stalle le puliamo noi”
“Gli sguatteri li facciamo noi”
“I manovali li facciamo noi”
“I muratori li facciamo noi”
“Ai nostri vecchi ci pensiamo noi”
“Ho perso il mio bambino, dov’è il mio bambino?”
“Joseph dove sei? Dove sei Joseph? Dove sei? Dove Sei?
Il politico urla e il marinaio accoglie
La legge restringe e il meridionale accoglie
I social strombazzano il volontario accoglie
La nave non attracca e la capitana infrange
I centri scoppiano e l’immigrato muore
I sovranisti alzano muri e il negro non si arrende
L’ Europa si divide e l’Italia resta sola
La paura non li fermerà
Il distacco non li fermerà
Il rifiuto non li fermerà
L’indifferenza non li fermerà
Il disprezzo non li fermerà
La prigione non li fermerà
Il covid non li fermerà
“Ho perso il mio bambino, dov’è il mio bambino?”
“Joseph dove sei? Dove sei Joseph? Dove sei? Dove Sei?