Tentativo di suicidio nel carcere di San Michele, la denuncia del Sappe
I fatti martedì, solo il tempestivo intervento della polizia penitenziaria ha evitato il peggio. Un agente è rimasto ferito
L'uomo è stato fermato dagli assistenti. La denuncia del Sappe
Resta altissima la tensione nelle carceri piemontesi, oggi affollate da oltre 4.000 detenuti, e continua inesorabilmente a salire il numero di eventi critici tra le sbarre, come dimostrano gli ultimi episodi avvenuti nelle carceri alessandrine di Don Soria e San Michele. Ma nuovi episodi ad alta tensione sono avvenuti anche a Torino e di nuovo al Don Soria di Alessandria, come denuncia il Sappe per voce del Segretario regionale del Piemonte Vicente Santilli (foto sotto).
Tentativo di suicidio nel carcere di San Michele, la denuncia del Sappe
I fatti martedì, solo il tempestivo intervento della polizia penitenziaria ha evitato il peggio. Un agente è rimasto ferito
“Ad Alessandria – spiega – un detenuto marocchino, tornando dall’Infermeria e giunto presso la Prima rotonda in totale stato di agitazione, vedeva e cominciava ad inveire contro gli agenti. Subito dopo estraeva una lametta, ottenuta da un rasoio in uso alla popolazione detenuta, che è risultata essere opportunamente adattata da un lato per agevolarne l’impugnatura. Con tale lametta, tentava di colpire al volto un poliziotto, senza però per fortuna riuscirci. Interveniva un altro agente in aiuto al collega ed entrambi tentavano una faticosa opera di contenimento. Con non poca fatica, gli assistenti riuscivano a sottrarre la lametta al detenuto, anche se poi venivano condotti in infermeria dove il medico certificava per loro prognosi giorni dai 5 ai 7 giorni”.
“Ogni giorno nelle carceri del Piemonte succede qualcosa ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre – aggiunge Donato Capece (foto sotto), segretario generale del sindacato – Il Sappe denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam”.