Della Valle e Redivo: questione di minestre
La storia di due ritorni sportivi che hanno avuto esiti opposti. Un trionfo e un fallimento. E ADV è stato vicino alla Bertram
ALESSANDRIA – Qualche anno fa, domandando ad un importante allenatore circa la possibilità che un giocatore tornasse a giocare a Casale, la risposta fu un vecchio adagio: “Non mi piacciono le minestre riscaldate”. Un tradizionale modo di dire della narrazione sportiva che trova il suo territorio di applicazione anche quando di parla di storie d’amore (sulla possibilità di concedere una seconda chance).
Questa è la storia di due ritorni sportivi che in questi giorni hanno avuto due conclusioni opposte. Amedeo Secondo di Brescia e Lucio Segundo di Casale Monferrato.
ADV II, il trionfo
E’ di questi giorni, venendo a “casa nostra” la doppia storia di due ritorni sportivi che hanno avuto esiti opposti. Il primo riguarda Amedeo Della Valle, guardia della Germani Brescia trionfatrice della Final Eight di Torino. Brescia ha fatto quello che sognava di fare Tortona, vincendo da outsider la Coppa Italia, dopo aver eliminato in sequenza le big Milano e Bologna (proprio la Bologna che ha annientato la Bertram in semifinale). E a trascinare Brescia c’è stato proprio l’Mvp Della Valle, ragazzo di Alba, cresciuto cestisticamente a Casale (foto sotto) nella cantera di Marco Crespi (in quello staff muoveva i primi passi anche Marco De Benedetto, oggi direttore generale di Brescia) prima dell’esperienza americana ad Ohio State.
Quella di ADV è la storia di una “minestra riscaldata” che è diventata un piatto stellato. La scorsa estate, infatti, Della Valle, dopo essere stato Mvp dell’ultima Serie A, aveva lasciato Brescia a caccia di un palcoscenico di Eurolega. Salvo poi rientrare all’ovile dopo che il contratto sperato non si era concretizzato. Un ritorno circondato da critiche e mugugni di una piazza che si era sentita tradita. “Minestra riscaldata” e, perdipiù, a rischio inacidimento. Nel fine settimana a Torino, Della Valle ha dimostrato che i ritorni non sempre sono destinati ad un fallimento e che a volte, al contrario, possono scrivere le pagine più belle di una storia.
Il retroscena
La scorsa estate, durante i mesi del distacco da Brescia, Della Valle era finito nel mirino della Bertram Derthona che rifletteva sul colpo di e mercato di portare a Tortona l’Mvp del campionato e, perdipiù, piemontese. Un’operazione che però, a quanto si sa, non è mai davvero entrata nel vivo. Della Valle (ex Milano), sognava l’Eurolega e la Bertram avrebbe avuto difficoltà ad incastrare tecnicamente l’esterno nel suo sistema (che già aveva come punto fermo Jp Macura). Così niente clamorosa firma al Derthona: un’operazione che sicuramente avrebbe acceso i riflettori sul club del patron Beniamino Gavio.
Lucio 2, non è andata
Storia opposta quella dell’argentino Lucio Redivo che la settimana scorsa ha lasciato la Novipiù per approdare nel Girone Rosso di A2 a Cividale del Friuli. Quella di Redivo è invece la storia di un ritorno che non ha funzionato. La guardia di Bahia Blanca era stato in un primo tempo a Casale nell’anno covid, incantando la piazza con le sue triple e le sue giocate. Indelebile, nella memoria dei tifosi rossoblù, il canestro della vittoria allo scadere del derby casalingo contro Tortona (foto sopra). Dopo quella stagione, Redivo aveva lasciato Casale firmando poi in A a Brindisi. La scorsa estate il ritorno in Monferrato tra squilli di tromba e promesse di trascinare la squadra in A (Monferrato che ora è a forte rischio retrocessione). Dopo un inizio di stagione incoraggiante le cose sono precipitate. In questo caso la “minestra riscaldata” è risultata immangiabile. Redivo è rimasto un corpo estraneo alla squadra, le sue medie non sono state neppure avvicinabili a quelle della prima esperienza rossoblù, e l’addio è stato vissuto come una sorta di liberazione da parte sua e anche dell’ambiente.
Morale della favola?
Quindi? Se si facesse una statistica seria del risultato dei ritorni sportiv, con ogni probabilità emergerebbe che sono più i fallimenti delle riuscite. La ragione può essere semplice: se un giocatore torna in un posto è perché lì ha fatto bene ed ha lasciato un bel ricordo. Confermarsi, a distanza di tempo, magari in una fase meno brillante della propria carriera non è facile. Categoria a parte i ritorni “sentimentali”, quelli del giocatore che sceglie di tornare a fine carriera nella società (nella piazza) dove il suo percorso è cominciato. Quelle sono parabole del cuore che sfuggono ad ogni giudizio e che, come i sentimenti, non vanno giudicate.