Birra: il taglio delle accise salva la produzione
La disposizione rappresenta un tassello fondamentale per sviluppo e consolidamento della filiera
Il taglio delle accise aiuta la ripresa del comparto italiano della birra, mettendo in sicurezza lo sviluppo della filiera e l’aumento di produzione di materia prima in Italia. È quanto afferma Coldiretti Alessandria nell’annunciare l’approvazione dell’importante emendamento al decreto Milleproroghe al Senato per il sostegno a un comparto brassicolo nazionale che, negli ultimi dieci anni, ha visto triplicare i birrifici artigianali. Nel 2022 infatti, si è raggiunta la quota record di 1085 attività spesso realizzate da giovani imprenditori.
Una crescita che ha fatto salire la domanda di materie prime 100% made in Italy: il luppolo da zero ha raggiunto oggi un milione di metri quadrati coltivati lungo la penisola, ai quali si aggiungono i 300 milioni destinati all’orzo per la produzione di malto.
Cosa prevede la norma
Proprio per i piccoli birrifici artigianali con una produzione sino a 10mila ettolitri lo sconto sulle accise per il 2023 resterà al 50%; per chi produce sino a 30mila ettolitri sarà pari al 30% mentre, per le imprese sino a 60mila ettolitri lo sconto arriverà al 20%. Si prevede inoltre una riduzione d’accisa, a 2,97 euro per ettolitro e per grado Plato per il 2023. In mancanza di questo provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti, l’accisa base sarebbe ritornata a 2,99 euro per ettolitro e la riduzione per i piccoli birrifici artigianali si sarebbe ridotta o azzerata rispetto al 2022.
La disposizione approvata dunque, rappresenta un tassello fondamentale per lo sviluppo e il consolidamento di una filiera della birra 100% made in Italy. Il successo della birra italiana è infatti minacciato dall’esplosione dei costi che colpisce tutta la filiera con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi, fino al +50% per le bottiglie. Le lattine invece hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%, mentre i cambiamenti climatici nel 2022 hanno tagliato di 1/3 il raccolto dell’orzo per il malto. “La birra artigianale 100% made in Italy sta conquistando sempre nuovi spazi, ma l’attenzione deve restare alta perché anche questo settore deve affrontare molte criticità. In questo scenario è necessario sostenere i piccoli produttori e il primo passo è proprio la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi – ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti è quindi strategica per garantire da un lato, l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro, le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari”.
I dati in provincia
In provincia di Alessandria, secondo l’Istat, nel 2022 si registra la coltivazione di orzo in aumento rispetto al 2021 dove si è passati da 3.397 a 3.853 ettari per una produzione pari a 219.620 quintali (186.410 nel 2021); per quanto riguarda il luppolo invece, nel territorio del nord ovest, si è passati dai 18 ettari del 2020 ai 13 ettari nel 2022 per una produzione totale di 177 quintali.
La valorizzazione della filiera è il punto cruciale che la birra artigianale deve portare avanti in modo sempre più deciso sia per avere una forte identità sul mercato nazionale, sia come vero made in Italy nel mondo contribuendo così allo sviluppo di un comparto che ha bisogno di crescere. “Se puntiamo solo sulle commodity ci dobbiamo confrontare con livelli dimensionali delle imprese mondiali al confronto delle quali le nostre sono minuscole. Il modello della qualità e distintività che ha reso grande il made in Italy nel mondo vale anche per la birra che offre grandi opportunità per valorizzare l’intera filiera dal luppolo, malto e orzo al birrificio – ha aggiunto il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco – Nel nome di una globalizzazione spinta si è diffuso negli anni il principio del ‘compro dove costa meno’. E questo non può essere. Bene l’apertura dei mercati ma rispettando la reciprocità, per i prodotti importati devono valere le stesse regole di quelli italiani altrimenti è concorrenza sleale. La vera minaccia per il made in Italy arriva dalla Commissione europea che sta criminalizzando le bevande alcoliche, birra e vino, senza alcuna valutazione del giusto consumo. E la scelta di Bruxelles di promuovere vino e birra dealcolati rischia di favorire la strada a cibi non naturali mettendo in crisi le etichette blasonate italiane. Vino e birra senza alcol, cibi sintetici, vermi nel piatto, etichetta a semaforo… su queste battaglie Coldiretti non darà tregua”.
Il settore della birra in Italia vale complessivamente 9,5 miliardi di euro con l’intera filiera dal campo alla tavola che genera circa 140mila posti di lavoro a livello nazionale. La scelta della birra come bevanda è diventata negli anni sempre più raffinata e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari come la birra aromatizzata alla canapa, quella ligure affumicata con le castagne, la birra senza glutine al riso Carnaroli del Piemonte, quella con la zucca, con le arance di Sicilia a e con le scorze di bergamotto, fino a quella alla ciliegia al miele di erica o addirittura aromatizzata al pane e al grano saraceno.