Apriamo la finestra sulla piazza
Alla fine del film “The Meaning of life”, dei Monty Phyton, viene aperta una lettera che contiene la risposta al senso della vita, almeno così promette.
“Cerca d’essere corretto con le persone, evita di mangiare cibo troppo grasso, leggi un buon libro, fatti delle belle passeggiate e cerca di vivere in pace e in armonia con tutte le persone di qualsiasi nazione o religione esse siano”.
Ovviamente il significato della vita non è solo questa semplice, ma abbastanza piacevole, filosofia dei Monty Phyton, e se ci pensate attentamente sia che uno abbia solo dieci anni, o che sia un adolescente con il primo cuore spezzato, ma pure un ultraottantenne che riflette sul suo passato, è chiaro che finché viviamo, passiamo il tempo riflettendo sul significato della vita, specie quando si stanno vivendo momenti difficili della propria esistenza.
C’è chi pensa che sia l’amore il senso della vita, altri che sia l’imparare su come essere pronti alla morte, ma c’è anche chi, molto più pragmaticamente, sostiene che non ci sia un vero “senso della vita” davanti ai nostri occhi, che non riusciamo mai a cogliere perché non esiste. Qualsiasi sia la vostra opinione al riguardo, io uso spesso, per riflettere su questo argomento, le parole di Seneca che al proposito della vita disse: “La vita non è breve, siamo noi che la rendiamo tale. Questo perché la usiamo nel modo sbagliato”.
Questa è anche sempre stata la mia attitudine su come vivere la vita, quella di tutti i giorni. Possiamo accusare tutti, tutto e ogni cosa accade attorno, ma siamo noi, ogni singolo, che usiamo male il tempo che ci viene concesso. Non sappiamo come usarlo e sprechiamo tempo in rimorsi, discussioni e tante altre piccole inutili polemiche che ci fanno, di fatto, perdere il tempo che abbiamo. Il poco tempo che abbiamo.
Questi giorni sono miti, paiono lontane le mattine in cui il termometro segnava “meno sei gradi”, ora c’è il sole e le giornate promettono bene dalla mattina presto. Uscirò più tardi, ho alcune noie burocratiche da risolvere, da quando mi sono trasferito ad Alessandria sembra che il tempo non mi basti. Oggi è il primo articolo che scrivo per “Il Piccolo” e ne sono orgoglioso, perché è il giornale che leggevo da ragazzino, che non mancava mai a casa, ma dal 1979 non abitavo più in questa città.
Da allora, fino a poche settimane fa, ho vissuto a Cagliari, poi a Londra per vent’anni, a seguire Varsavia e infine Bruxelles. Ed ora sono su questo balcone che si affaccia su una Piazza che non ricordavo nella mia gioventù, ma tutti mi consolano dicendomi “che prima era diversa questa piazza”, e guardo la bella chiesa di Santa Maria di Castello e alla fine della pizza, proprio davanti a me, un bellissimo slogan sul vecchio asilo: “Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”, che se anche ora è stata cancellata, mi rimane impressa non solo nella mente, ma anche nel cuore è in tante fotografie che le ho fatto.
L’impegno è quello di parlare della provincia, di parlarvene e di farvela vedere attraverso le mie foto, ma questi primi appuntamenti saranno su Alessandria, sulla città in cui ho deciso di tornare a vivere e che sto riscoprendo ogni giorno e ora, con le giornate primaverili che si stanno presentando, sono certo che mi farà rivivere alcuni ricordi del passato, ma anche rivelare angoli che non avevo mai notato quando ci vivevo, sia perché forse differenti, ma probabilmente di più perché a quel tempo passavo di più ad uscire con i mie coetanei, perché un teenager, dovunque esso sia e qualunque sia la sua cultura, lingua o religione, si comporta sempre alla stessa maniera: distrattamente.
Ma io devo recuperare, devo raccontare e fotografare, ma dopo. Ora, giusto per immergermi meglio nella mia nuova vita alessandrina, vado al bar, mi prendo una bella fetta di torta polenta. Mi ero dimenticato come questo misto di farina di mais, uvetta, mandorle, accompagnata da un caffè profumato, cremoso e gustoso, come “solo in Italia puoi trovare”, sia una prelibatezza che mi rammarico non aver mai pensato di importare in Inghilterra quando ci vivevo.
Mi porto dietro anche un block-notes e preparo i primi appunti per il secondo articolo, che parlerà ancora di Alessandria, prima di andare a vedere meglio la provincia.