Pd Acqui: “Terme, su riaperture non si prendano in giro i cittadini”
I 'dem' criticano la risposta del Comune alle decisioni della proprietà
ACQUI TERME – Dal circolo del Partito Democratico acquese ‘Raffaello Salvatore’ giungono critiche che hanno come destinatari sia la proprietà delle Terme che l’amministrazione Rapetti. Il calendario di aperture della stagione 2023 dello stabilimento curativo Nuove Terme, infatti, secondo i ‘dem’ non può essere accolto con soddisfazione.
“Solo aperture a singhiozzo: non siamo tranquilli”
“Far passare come un successo il calendario di apertura per il 2023 di un solo stabilimento termale è ridicolo, oltre che una presa in giro per la città. La direzione della società – scrivono i democratici – si riserva anche di poter cambiare (ridurre sic!) le date “in caso di eventi straordinari non programmabili””. Anche la paventata possibilità di una riapertura estiva della piscina monumentale non ispira fiducia: “Che sia al vaglio, poi, la riapertura della piscina dei Bagni con l’eventuale supporto del Comune, non tranquillizza nessuno. Chi farà i costosi interventi necessari per la sua riapertura? E quando? Non parliamo del piazzale Carlo Alberto che, con le scelte compiute di nessuna apertura, peggiora giorno dopo giorno il suo aspetto spettrale. La realtà è la sola apertura a singhiozzo, per qualche settimana, del reparto cure di via XX Settembre”.
I dubbi del Pd termale sono gli stessi esternati dagli albergatori e dai sindacati di settore, “giustamente preoccupati e non concordi con la soddisfazione espressa dal sindaco Rapetti. Forse è ora che l’amministrazione comunale cambi registro nei confronti della proprietà delle Terme di Acqui S.p.A. Chi ha acquisito la proprietà della Terme di Acqui S.p.A., essendo già socio, sapeva bene in quali condizioni era l’azienda e della necessità di un rilevante investimento per ammodernare le strutture e gli impianti, invece, anche utilizzando le difficoltà derivanti dal periodo pandemico, difficoltà che hanno avuto tutti gli imprenditori del settore turistico, termale e del benessere, le Terme di Acqui S.p.A., di proprietà della Finsystem, hanno chiuso o non riaperto il Grand Hotel Terme, la piscina monumentale, la SPA Lago delle Sorgenti, l’Hotel Regina con annessa SPA e stabilimento cure”.
“Le acque termali siano messe a gara”
I ‘dem’, poi, puntano il dito direttamente sulla proprietà: “Ad oggi non si conosce alcun piano di investimenti. In tutta Italia le terme sono aperte. La Società Terme di Acqui S.p.A., sebbene di proprietà privata, gestisce un bene pubblico, le acque termali, e svolge un servizio pubblico, le cure termali e quindi ha responsabilità relativamente a funzioni pubbliche. L’articolo 41 della Costituzione – si legge nella nota – stabilisce che l’attività economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale. In Acqui un’impresa che ha il monopolio delle acque termali e mantiene chiuse tutte le sue strutture come evidenziato, determina un grave danno agli altri operatori alberghieri, ai commercianti e provoca una ricaduta economica negativa su tutta la città”.
Baste tergiversare, quindi, basta con le mezze misure, “è ora che si agisca, anche, sulle concessioni per fare cessare un regime monopolistico ormai in contrasto con la normativa vigente, confermata dalla Corte Costituzionale con sentenza n.1 del 11 gennaio 2010. Le acque termali vanno messe a gara con il sistema della somministrazione come più volte affermato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Chiediamo che la Regione intervenga sulla normativa regionale vigente con urgenza”.