Alessandria, una nuova visione del centro datata… 2019
Il progetto del Politecnico di Milano con gli architetti Sergio Boidi e Nicole De Togni e l?ingegner Stefano Della Torre
Riproponiamo un articolo del 2019 in cui, insieme all’architetto alessandrino Sergio Boidi, si raccontava una possibile nuova visione di città e, in particolare, del centro storico.
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E’ una visione, ma per la nostra città potrebbe anche essere definita un sogno, la proposta per il centro storico elaborata – grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria – dagli architetti Sergio Boidi (alessandrino) e Nicole De Togni e dall’ingegner Stefano Della Torre del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e Ambiente costruito del Politecnico di Milano.
Grazie ai rilievi e alle elaborazioni grafiche realizzati anche dagli architetti Pietro Caspani e Mattia Ferrari, infatti, hanno immaginato come potrebbe diventare il cuore storico di Alessandria con pochi, ma significativi interventi. «Un modo – sottolinea Boidi – anche per aprire un dibattito virtuoso e un confronto non solo con le istituzioni, ma con tutti gli alessandrini, che forse hanno la tendenza a guardare le cose con diffidenza. Ecco, potrebbe essere un’occasione per parlare serenamente del futuro della nostra città: al riguardo, qualche settimana fa abbiamo mandato una lettera al sindaco, chiedendo la possibilità di esporre queste tavole in formato ‘A0’ in un luogo pubblico dove magari iniziare la discussione, ma non abbiamo ancora avuto risposta».
La proposta è incentrata, in particolare, tra l’area di piazzetta della Lega e piazza della Libertà: «Il punto di partenza spiega Boidi – è stato l’indubbio decadimento subito dal centro ormai da alcuni decenni a questa parte, compresi alcuni interventi un po’ dissacranti con pavimentazioni inventate senza una logica e restauri mancati. Il risultato è che quello che era il salotto di Alessandria, dove la gente si ritrovava per discutere e incontrarsi, sembra adesso ridotto a un territorio in affitto per fiere e sagre. È venuto insomma a mancare quello, che con un po’ di enfasi, si potrebbe chiamare ‘cuore della città’».
Quali passi si potrebbero dunque fare per… farlo tornare a battere come una volta? «È stata effettuata una ricerca per trovare un elemento shock capace di rompere totalmente con l’attuale visione: su piazzetta della Lega, ad esempio, convergono sette vie – corso Roma, via Alessandro III, vicolo dell’Erba, via Vochieri, via Milano, via dei Martiri e via San Lorenzo – e si è immaginato di intervenire, in maniera anche ironica, con applicazioni architettoniche omogenee riprendenti alcune porte storiche d’Italia come la Porta Gotica del Parco di Monza, l’Arco di Augusto a Rimini, l’Arco Bollani di Andrea Palladio a Udine, il portale d’ingresso di Palazzo Zuccari a Roma e l’arco d’ingresso di Sant’Andrea di Mantova di Leon Battista Alberti».
Come verrebbero realizzate? «Chiaramente con materiali leggeri, recuperabili, non inquinanti e sostituibili in caso di necessità, adatti pure a resistere alle intemperie per un certo periodo di tempo. È sottinteso che, per il momento, si tratta di suggestioni, ma se per ipotesi si dovesse andare avanti, allora verrebbero affrontati gli aspetti più tecnici nel minimo dettaglio».
E la piazza…
Piazza della Libertà, invece, cambierebbe totalmente immagine: «Sì – ammette l’architetto – Se da un lato piazzetta della Lega potrebbe essere il luogo della felicità, con queste installazioni un po’ fuori dal normale in grado di creare curiosità, la piazza dovrebbe avere un’immagine più seria». Secondo l’idea elaborata, come si interverrebbe? «Sarebbe una piazza fatta in realtà da… due piazze: una, infatti, sarebbe il recupero della vecchia piazza alessandrina, quando c’era la cattedrale e prima che Napoleone spianasse tutto, l’altra avrebbe un punto di forza nel verde e con l’acqua (una fontana, ndr) come arricchimento per l’intera area».
Sarebbe un luogo ‘off limits’ per le auto? «Tra le righe – spiega l’esperto – si ipotizza di tornare a discutere il vecchio discorso del parcheggio sotterraneo, mai poi realmente sviluppato, ma quello delle macchine è un problema che andrebbe affrontato non solo dal punto di vista meccanico, mettendole nel sottosuolo, ma nel complesso di città».
Alessandria, con cambiamenti del genere, muterebbe profondamente il suo volto. Diventando sicuramente attrattiva. «È il nostro obiettivo – ammette Boidi – nonché quello della Fondazione Cra, che ha sostenuto l’intero percorso. L’impressione, purtroppo, è che il centro storico sia trascurato da tanto, troppo tempo e che l’unica attività che ancora viene tenuta in piedi è quella commerciale, purtroppo pure essa in sofferenza. La realtà, però, è che una città non può vivere solo per il commercio, pur importante: nessuno più solleva problemi di estetica e di bellezza, che possono sembrare accademici ma che, alla fine, sono quelli che riescono a colpire non solo chi ci vive, ma anche tutti coloro che arrivano da fuori. L’immagine conta: se questa è decadente, gli effetti negativi risaltano subito agli occhi di chiunque».