Il C.Al.Ca contro la rinaturazione del Po: «Si privilegi la sicurezza»
Pochi dei 357 milioni di euro stanziati verranno utilizzati per la concreta messa in sicurezza del bacino. L'appello a Giorgia…
L'intervento del circolo casalese
CASALE – Dopo l’appello del C.Al.Ca. al presidente del consiglio Giorgia Meloni di perplessità, per usare un eufemismo, sul progetto (finanziato dal Pnrr) per la “rinaturalizzazione del Po” a fronte della scarsità di fondi previsti per la sua messa in sicurezza, arriva la risposta del circolo casalese di Legambiente.
«Come se le due azioni fossero in contrasto. Riteniamo al contrario, con buone ragioni, che la rinaturalizzazione, ovvero il tentativo di rimediare, molto parzialmente, ai gravi danni causati da decenni di canalizzazione forzata dell’asta fluviale, sia parte imprescindibile per la sua messa in sicurezza» spiegano gli esponenti di Verdeblu.
«Sappiamo bene che una serie di fattori, primo tra tutti il forte aumento demografico dell’ultimo secolo, accanto al sempre più accelerato sviluppo economico e tecnologico, impediscono il ritorno alla natura selvaggia, sappiamo che è imprescindibile la difesa della popolazione residente in aree di possibili esondazioni, sappiamo che non potremmo fare a meno di opere fortemente impattanti come i ponti, tornando ai traghetti trainati a fune. Sappiamo anche però che continuare nell’opera di irreggimentazione forzata del fiume non fa altro, come più volte constatato, che preparare nuove e peggiori catastrofi, perché prima o poi la natura riprende i suoi spazi, in modo tanto più violento, come denuncia il Calca, in quest’epoca di catastrofici cambiamenti climatici. È evidente che, se è necessario proteggere con argini i tratti di fiume adiacenti agli insediamenti, sempre che questi, come talvolta avvenuto, non si trovino direttamente nel letto del fiume, altrettanto necessario è lasciare ampie aree di sfogo, dette aree di laminazione, che riducano l’impatto a valle delle piene. E se concordiamo sulla necessità di rimuovere l’accumulo di materiale che si incastra sui piloni dei ponti, con inevitabile effetto diga, riteniamo invece illusorio l’effetto di protezione dato dalla rimozione di ghiaia dal letto del fiume, che non farebbe che approfondire il letto di magra, con conseguente accelerazione del corso dell’acqua ed erosione dei litorali. È anche ovviamente necessario, come richiesto dall’Autorità di bacino, provvedere alla corretta manutenzione delle infrastrutture, cosa su cui la nostra politica è generalmente carente, forse perché una nuova opera, soprattutto se grande, ha impatti mediatici e solitamente anche economici (non sempre leciti), molto maggiori dell’umile ma fondamentale manutenzione».
Il C.Al.Ca contro la rinaturazione del Po: «Si privilegi la sicurezza»
Pochi dei 357 milioni di euro stanziati verranno utilizzati per la concreta messa in sicurezza del bacino. L'appello a Giorgia…
Prosegue Legambiente: «Vogliamo infine tornare al fondamentale problema del cambiamento climatico, accennato nel documento del CALCA: la riduzione dei consumi, molti dei quali del tutto voluttuari nei Paesi ad economia sviluppata (e del tutto insufficienti nei Paesi poveri) non sarà sufficiente ad evitare catastrofi nei prossimi decenni, visto che l’abnorme accumulo di gas serra non si cancellerà dall’oggi al domani con le buone intenzioni, ma sarà necessario ad evitare che queste catastrofi si moltiplichino diventando irreversibili. Questo è sicuramente il principale problema alla cui soluzione tutti dovremmo dare il nostro piccolo ma indispensabile contributo. Per tutti questi motivi riteniamo importante il prossimo appuntamento mondiale indetto da Fridays for Future, il primo Global Climate Strike del 2023, che si svolgerà venerdì 3 marzo. Non lasciamo che i giovani siano da soli a chiedere ai potenti di agire subito per contrastare gli effetti della crisi climatica, perché non c’è più tempo!»