Gli albergatori: “Nuove Terme: cinque mesi non sufficienti”
"Per garantire l'operatività delle nostra strutture abbiamo bisogno almeno di otto mesi di apertura"
ACQUI TERME – “Cinque mesi di apertura non sono sufficienti per rendere sostenibile l’operatività delle strutture. Per poter mantenere i rapporti lavorativi con i nostri collaboratori è necessario che l’offerta contrattuale stagionale non sia inferiore agli otto mesi”: è l’allarme che lanciano gli albergatori acquesi in merito al calendario 2023 dello stabilimento curativo Nuove Terme.
Gli imprenditori di settore si dicono “esterrefatti e dispiaciuti, in quanto prospettavamo il ritorno ad una stagione normale e completa, dopo tre anni di vera passione, che sono stati devastanti per molte strutture ricettive della città, costrette a cessare la propria attività”. Albergatori che, tuttavia, manifestano la propria disponibilità “a concordare insieme dei periodi di chiusura invernali – scrivono – ma di certo non siamo in grado di sostenere le nostre aziende con una stagionalità inferiore agli otto mesi. Con un’apertura così limitata, diverse strutture ricettive non potranno più garantire l’operatività. In considerazione del fatto che negli ultimi anni i posti letto disponibili ad Acqui Terme hanno subito una vera falcidia, altre chiusure porterebbero alla compromissione definitiva del sistema ricettivo, che non sarà più possibile ricostituire, se non con investimenti del tutto improbabili; in tal modo la città non sarà nemmeno in grado di ospitare gli attuali numerosi eventi internazionali ed anch’essa si impoverirà, entrando in un circolo vizioso che coinvolgerà gran parte della sua attuale economia”.