Terme: il via l’1 maggio, ma chiusura estiva di due mesi
Gli albergatori acquesi: "Calendario che non garantisce sostenibilità"
ACQUI TERME – Un calendario che andrà a coprire quasi il 40% di un intero anno: la direzione delle Terme di Acqui ha reso note nei giorni scorsi le date di apertura dello stabilimento Nuove Terme di via XX settembre. La struttura riaprirà i battenti il 1° maggio per poi richiudere il 17 giugno, con una sosta estiva che durerà fino al 21 agosto. Dopodiché, avanti fino al 19 novembre, prima della chiusura in vista della stagione invernale. Un totale di 20 settimane che, si spera, possano offrire l’abbrivio a un 2024 con copertura annuale più estesa.
“Intervalli di chiusura? Ne parleremo…”
“Si tratta di un calendario che in qualche modo rispetta quanto ci auguravamo, ovvero il ritorno a un’apertura degli stabilimenti su base annuale – spiega il sindaco Danilo Rapetti – e questo è un aspetto senza dubbio positivo e anche significativo se pensiamo alle problematiche e alle lunghe chiusure degli ultimi anni”.
Un programma annuale – che potrebbe subire variazioni in caso di “eventi straordinari non programmabili”, precisano dall’azienda – per il quale l’amministrazione comunale nei mesi scorsi aveva avviato un confronto diretto con la dirigenza di Terme di Acqui Spa, che quindi non coglie di sorpresa Palazzo Levi.
“Certo – sottolinea Rapetti – rimane il tema di alcuni intervalli di tempo abbastanza prolungati nel periodo estivo e in quello invernale. Nel ringraziare comunque la proprietà per quanto fatto, cercheremo poi di capire se sarà possibile estendere di una certa misura l’apertura del mese di giugno e magari anticipare di qualche settimana quella di agosto, pur comprendendo che storicamente i mesi estivi non solo l’ideale per i fanghi”. Con gli stabilimenti aperti, infatti, va da sé che la città potrebbe contare su un flusso turistico ancora più consistente, “in questo senso, infatti, l’offerta turistica ne trarrebbe ovviamente grande giovamento”.
L’allarme degli albergatori
L’associazione degli albergatori acquesi, tuttavia, ha manifestato preoccupazione e perplessità con una lettera inviata al sindaco Rapetti: per la categoria, infatti, i soli cinque mesi effettivi di apertura, “non renderebbero sostenibile l’operatività delle strutture. Per poter mantenere i rapporti lavorativi con i nostri collaboratori – si legge nella missiva – è necessario che l’offerta contrattuale stagionale non sia inferiore agli otto mesi, in modo che possano fruire della disoccupazione per i restanti quattro mesi; pertanto possiamo svolgere la nostra attività in maniera sostenibile solo con un’apertura continuativa degli stabilimenti termali, per esempio come avveniva prima della pandemia dalla fine di marzo alla fine di novembre”. Le 20 settimane, insomma, non sarebbero sufficienti per (ri)dare ristoro alle strutture ricettive acquesi: “Siamo disponibili ad accettare e concordare insieme dei periodi di chiusura invernali – scrivono gli albergatori – ma sicuramente non siamo in grado di sostenere le nostre aziende con una stagionalità inferiore agli otto mesi per i sopraccitati motivi, pertanto se si verificasse un’apertura così limitata ed intermittente, diverse strutture ricettive della città non potranno più garantire l’operatività”.