Biomonitoraggio: “Vi abbiamo dato fiducia, dovete assumervi le vostre responsabilità”
In Commissione parla chi ha firmato la richiesta di esami del sangue: le istituzioni ferme alle parole
ALESSANDRIA – Di fronte al disastro ambientale della Fraschetta, il “non è di nostra competenza”, espressione scudo di molte amministrazioni, non è più tollerata da molti cittadini.
“Noi vi abbiamo votati e aspettiamo risposte, l’amministrazione si deve assumere le responsabilità che il caso in questione impone. Non c’è più tempo”.
In estrema sintesi questo è il sunto delle dichiarazioni dei primi firmatari della proposta popolare di deliberazione al vaglio della Commissione Consiliare Sicurezza e Ambiente presieduta da Adriano Di Saverio.
Una proposta che, a quanto pare, prima di arrivare in Consiglio comunale subirà importanti modifiche, perché il testo così come formulato, ha spiegato il sindaco Giorgio Abonante, va contro le regole comunali. E ci sono aspetti che non sono di competenza del Comune.
Sono stati Mirella Benazzo, Riccardo Ferri, Davide Gualandris e Camilla Roggero a illustrare il perché di una iniziativa pilota che, ad esempio per Emanuele Locci (intervenuto la scorsa seduta), dovrebbe essere mantenuta il più fedele possibile al testo firmato dai 300 alessandrini.
“Abbiamo affidato la nostra salute e le nostre preoccupazioni a voi amministratori – sostiene Mirella Benazzo – Le persone sono spaventate e vogliono essere tutelate. Il nostro è un atto di fiducia, ci siamo affidati a voi e dovete tutelarci”.
Siamo di fronte a un problema enorme, ha poi spiegato il dottorando Gualandris entrando nel merito dell’inquinamento PFAS: “Bisogna assolutamente agire, non si può far finta di niente. Noi siamo esposti, perché respiriamo, mangiamo. I bambini sono i soggetti più a rischio, le nuove generazioni”.
Si snocciolano i dati, in aula, si leggono gli elenchi delle malattie che colpiscono maggiormente nell’area della Fraschetta e si sottolinea che in tutto questo tempo non è stato redatto un protocollo medico per chi è esposto all’inquinamento.
Toccante la testimonianza di Riccardo Ferri, uno dei volontari che lo scorso anno si è sottoposto agli esami del sangue poi esaminati in Belgio scoprendo che ha valori alti nel sangue di PFOA (dismesso 10 anni fa).
E allora in tanti si chiedono perché un cittadino è costretto a subirlo questo inquinamento…
Perché una persona deve scoprire di avere valori di PFAS alti nel sangue da esami fatti di nascosto da un’università estera?
Qual è il vero motivo per cui si sta rallentando la terza fase dell’indagine epidemiologica?
Perché non vengono fatti gli esami del sangue alla popolazione potenzialmente esposta?
Perché alle parole non seguono i fatti?
Il sindaco di Montecastello, Gianluca Penna, ha fortemente voluto sapere come sta la sua popolazione dopo aver chiuso a scopo precauzionale il pozzo dell’acqua potabile avendo trovato il PFAS cC6O4, ed è riuscito ad inserirsi nel progetto europeo Scenarios, per cui a breve inizieranno le analisi su un campione di cittadini (popolazione di riferimento sarà quella di Frugarolo). Alessandria ha provato Ad inserirsi? Se no, perché?
Di soldi l’Europa ne ha stanziati molti, si parla di milioni: si aveva forse paura che chi gestisce il progetto avrebbe accettato anche la candidatura alessandrina?
Il tempo passa, e dalle Istituzioni – a quel che sembra, ma speriamo in una smentita – non si va oltre a parole, proclami e promesse.
Dal Ministero dell’Ambiente, poi, sembra esserci disinteresse totale.
Uno spiraglio si apre a fine seduta dal presidente della Commissione, Adriano Di Saverio: “Come Commissione solleciteremo tutti gli enti preposti, dalla Provincia alla Regione al Ministero della Salute affinché si possa arrivare a fare il monitoraggio. In mancanza di risposte adeguate cercheremo soluzioni alternative”.