La 'festa' è tripla: San Massimo, compleanno del Duomo e anno giubilare
Mesi di eventi e celebrazioni, sacre e profane
L'intervento del sindaco Maurizio Oddone
VALENZA – Ieri, in occasione di San Massimo, Valenza ha celebrato l’inizio dell’anno giubilare con apertura della Porta Santa del Duomo, nei 400 anni dalla sua riedificazione.
Di seguito l’intervento del sindaco Maurizio Oddone.
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Quest’anno la ricorrenza di San Massimo, in tutta la sua solennità, coincide con un altro momento significativo per tutta la Città di Valenza.
Non è, infatti, soltanto il giorno in cui ricordiamo il nostro Santo Patrono e fondatore, ma anche il giorno in cui iniziano i festeggiamenti per i 400 anni del nostro Duomo, vero e proprio gioiello nel cuore di Valenza, con il rito di apertura della Porta Santa cui fa seguito la Messa Pontificale con Sua Eccellenza il Vescovo.
La 'festa' è tripla: San Massimo, compleanno del Duomo e anno giubilare
Mesi di eventi e celebrazioni, sacre e profane
Si rinnova oggi, con la benedizione dei Ceri, che nonostante il passare degli anni e il mutare delle situazioni è sempre molto sentita da tutta la Città, dalle Confraternite, dalle Associazioni, dal Volontariato, dagli Artigiani e dalle Imprese, rimane uno dei momenti più toccanti e qualificanti della vita e della cultura cittadina.
Della vita e della cultura di una Città che pur guardando avanti ha sempre con Orgoglio saputo accogliere e includere tutti, come ha recentemente fatto per coloro che sono fuggiti dagli orrori della Guerra, dando aiuto e lavoro a chi ne aveva necessità e la possibilità di crescere, senza nessuna preclusione nei confronti di alcuno.
E tutto questo è stato reso possibile, anche e soprattutto, al patrimonio di conoscenza e di tradizioni che ci è pervenuto dai nostri progenitori, dai valenzani che nel corso dei secoli l’hanno tramandato facendone un basamento solido.
E dall’insegnamento del passato, che sia storia o leggenda, dobbiamo anche trarre un altro messaggio. Valenza, che si è dimostrata e si dimostra sensibile agli altri, deve essere e continuare ad essere una Città, una Comunità, sensibile anche verso l’ambiente e coloro che abitano il Creato assieme all’Uomo.
Fu infatti il volo di una colomba a delimitare i nostri confini e un aratro tirato da un bue a segnarli, il tutto a significare come l’armonia e l’inclusione non debba limitarsi a noi Umani ma a tutte le creature che popolano e vivono il Creato essendo la Vita un Dono di Dio, come pure l’ambiente in cui viviamo.
E questa deve essere la bussola che orienta chi amministra questa Città nella consapevolezza che Orgoglio non vuol dire vanità o superbia ma essere fieri di quelle che sono le creazioni e gli insegnamenti e i calori che vengono da chi ci ha preceduto.
Che San Massimo dunque continui a vegliare sulla nostra Città e sulla nostra Comunità affinché questo continui ad essere anche nel futuro, pur nel mondo difficile ed incerto nel quale viviamo.