Roccaverano Dop: "Per le aziende un 2022 davvero tormentato"
Garbarino: "Tante soddisfazioni per la qualità del prodotto, ma anche tante emergenze"
Il formaggio pregiato cambia nome da disciplinare, "ma daremo tempo alla aziende"
ACQUI TERME – D’ora in avanti si chiamerà ‘il Roccaverano’. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente della locale, rinomata e certificata robiola prodotta nei nove comuni della provincia di Alessandria e nei dieci dell’Astigiano.
“Era giunto il momento di definire in modo ufficiale questo cambio di passo – spiega Fabrizio Garbarino, presidente del Consorzio per la Tutela della Robiola di Roccaverano – perché con il “prefisso” robiola negli anni si sono generate situazioni poco chiare per i consumatori sia dal punto di vista promozionale che comunicativo. Un toponimo unico e ben definito andrà così ad affermare e valorizzare in maniera netta sia l’identità territoriale del prodotto che la sua tradizione artigianale”. Insomma, basta “misunderstanding” pubblicitari con le robiole concorrenti presenti in negozi e supermercati, “inoltre ci teniamo a evitare eventuali diatribe campanilistiche tra gli stessi territori consorziati”.
Una sorta di “rivoluzione copernicana” come ama definirla lo stesso Garbarino, che va a sancire in qualche modo anche il percorso evolutivo della stessa lavorazione artigianale del Dop locale. Fino a qualche decennio fa, infatti, era ammessa la produzione con latte misto di capra e vacca al 50%, “ora, però, sia per ragioni contingenti legate agli allevamenti sia per la qualità sempre più elevata richiesta dagli stessi consumatori il Roccaverano Dop viene realizzato al 99,9% con latte crudo di capra”.
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Il cambio di denominazione sarà reso ufficiale in tempi brevi: “Da parte degli organi di controllo dell’Unione Europea, infatti, non sono giunte opposizioni di alcun genere. Resta solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”.
Per quanto riguarda la linea produttiva nessun “taglio d’accetta”, “si tratta infatti di un passaggio transitorio“, assicura il presidente Garbarino. “Daremo tutto il tempo alle aziende di esaurire le scorte della vecchia carta stampata per il confezionamento delle robiole. Anche a livello comunicativo opereremo in modo da far metabolizzare questo passaggio senza particolari “traumi””.