Eternit Bis: più esposizioni ad amianto come influiscono sul tumore?
Uno dei quesiti a cui si è tentato di rispondere nel dibattito di ieri mattina in Corte d'Assise. Si tornerà in aula il 30 gennaio
NOVARA – «Ammalarsi per mesotelioma porta alla morte anticipatamente rispetto alla media regionale e nazionale. In particolare la mortalità si presenta prima nei soggetti che hanno un’esposizione cumulativa maggiore». A ribadire il concetto sono stati i consulenti tecnici del Pm Corrado Magnani e Dario Mirabelli all’udienza dell’Eternit Bis di ieri mattina.
I due sono stati convocati nuovamente davanti alla Corte d’Assise di Novara per un dibattito con alcuni ct della difesa di Stephan Schmidheiny, imputato in questa sede per omicidio volontario con dolo eventuale di 392 vittime casalesi. In particolare a dialogare in un confronto diretto con loro c’è stato Canzio Romano. I temi affrontati sono stati ancora una volta il periodo di latenza della neoplasia, il concetto di clearance e di dose comulativa. L’interrogativo infatti è se esiste un’eventuale responsabilità del magnate svizzero nei confronti delle 392 vittime, ma per stabilirlo è necessario comprendere se l’esposizione ad amianto successiva al 1976 – anno in cui Schmidheiny è diventato Ceo di Eternit – ha influito in una qualche misura sulla natura dei singoli mesoteliomi.
Si è parlato dunque a lungo anche di anticipazione, non solo della morte ma anche della manifestazione della malattia. «Per lo meno dal punto di vista del carico polmonare di fibre interrompere l’esposizione a 20 anni invece che 30 ha un effetto» hanno dichiarato Magnani e Mirabelli. Dati alla mano però Romano ha ribadito: «Qua stiamo parlando di avanzamento del tasso. È una valutazione probabilistica e che soprattutto si presta a una doppia interpretazione. Quest’analisi non è in grado di dirci se c’è un’effettiva anticipazione nei casi reali o solo un aumento di incidenza». Dunque essere esposti per più tempo a determinate quantità di fibra può incidere o no sul modo in cui si presenta la malattia? «Non c’è una dimostrazione possibile che esista un fenomeno di anticipazione nei soggetti – ha concluso Romano – Per questo non credo ne usciremo mai da questa diversa interpretazione dei dati».
Con quest’ultimo confronto si chiude di fatto l’istruttoria dibattimentale. Si tornerà in aula il 30 gennaio per la fase di discussione di entrambe le parti. Tutti i dettagli sull’udienza di ieri in edicola nel numero di oggi de ‘Il Piccolo’.