Coldiretti dice no alle etichette “allarmistiche” autorizzate dall’Ue
?Una scelta che potrebbe alimentare paure ingiustificate nei consumatori e criminalizzare singoli prodotti?
ALESSANDRIA – Il via libera dell’Unione europea alle etichette ‘allarmistiche’ sul vino è un attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’estero. È quanto afferma Coldiretti Alessandria in riferimento all’autorizzazione Ue concessa all’Irlanda che potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con “avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità”, come ‘il consumo di alcol provoca malattie del fegato’ e ‘alcol e tumori mortali sono direttamente collegati’.
Il tutto, nonostante i pareri contrari di Italia, Francia, Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di possibili iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici.
Secondo Coldiretti, si tratta di un precedente che rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria pericolosa per una filiera che, in Italia, dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale voce dell’export agroalimentare. Un duro colpo anche al patrimonio vitivinicolo della provincia alessandrina, che vanta 12 Doc e 7 Docg, con 10.669 ettari di superficie vitata per una produzione di circa 944.313 quintali e 661.400 ettolitri prodotti, mentre la produzione di uva da tavola è di circa 520 quintali.
“È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol – ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
Una scelta che rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori come dimostra il fatto che quasi un italiano su quattro (23%) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette (secondo un sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it).
“L’autorizzazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore come il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti – ha aggiunto il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco – Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea, conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c.”
Si tratta di difendere un settore del made in Italy che ha scelto da tempo la strada della qualità con bottiglie destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola.
Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende.