Le vibrazioni positive e la responsabilità della condivisione
La più grande premura che si possa avere nell’essere iscritto a un social network è la cura delle fonti, il seguire profili, gruppi e pagine interessanti. Che lo si faccia per imparare o divertirsi, per informarsi o per rilassarsi, seguire alcuni profili e abbandonarli se si rivelano poi inutili serve a usare le piattaforme, senza farsene usare a loro volta. Per definizione, io ad esempio non seguo chi ha un profilo “official” – soprattutto se non è una celebrità – o chi si definisce influencer – è come se Mata Hari avesse avuto sul biglietto da visita la scritta “spia” – e, da ultimo, mi destano un po’ di perplessità coloro che scrivono nella loro bio “positive vibes”, vibrazioni positive.
Post solo gioiosi, immagini e stories che illustrano unicamente feste e vacanze, oltre a suscitarmi, lo ammetto, un po’ d’invidia, mi paiono del tutto false. Peraltro la malinconia favorisce il pensiero, alimenta la creatività: perché non condividerla?
Persone che pubblicano solo i loro successi potrebbero stimolare ammirazione e forse emulazione, ma alla fine rischiano di indurre solo noia e, se si manca di disincanto, persino frustrazione. Contrastare l’effetto “Fomo” (Fear Of Missing Out) ovvero quella sensazione di sentirsi esclusi da vite così patinate ed adottare una modalità più equilibrata nel fruire dei social media appartiene a una dieta mediatica più bilanciata, permette di vivere una vita online più serena.
Come si dice “Sharing is caring” ed anche la condivisione del pensiero e dei contenuti sui social media è un atto di responsabilità. Lo spiega molto bene il manifesto di “Parole Ostill” che dà indicazioni molto precise. Eccole:
- Virtuale è reale, dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
- Si è ciò che si comunica, le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
- Le parole danno forma al pensiero, mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
- Prima di parlare bisogna ascoltare, nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
- Le parole sono un ponte, scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
- Le parole hanno conseguenze, so che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
- Condividere è una responsabilità, condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
- Le idee si possono discutere, le persone si devono rispettareNon trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
- Gli insulti non sono argomenti, non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
- Anche il silenzio comunica, quando la scelta migliore è tacere, taccio.