Frutta: a rischio chiusura oltre 7mila aziende
Il governatore Alberto Cirio firma l'intesa "Sos Frutta"
TORINO – Vendere 4 kg di mele per pagarsi un caffè, sottostare allo strapotere della Gdo che impone i prezzi sotto costo, subire l’aumento dei costi energetici e l’eccessivo costo della manodopera insieme alla troppa burocrazia, far fronte alla siccità e ai cambiamenti climatici, essere remunerati un anno dopo il raccolto. Sono queste le principali criticità denunciate dagli agricoltori provenienti da tutta la regione insieme al presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo, al delegato confederale, Bruno Rivarossa, e a tutti i presidenti e i direttori delle federazioni provinciali Coldiretti, durante il blitz “Sos Frutta” in piazza Castello, di fronte alla Prefettura, a Torino. Presenti al blitz il vicepresidente regionale, Fabio Carosso, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa.
Diversi gli slogan sui cartelli degli imprenditori agricoli scesi in piazza: “Siamo alla frutta”, “Il lavoro va pagato”, “Non possiamo produrre in perdita”, “Basta strapotere Gdo”, “Stop pratiche commerciali sleali”, “Difendiamo la nostra frutta”.
Ai consumatori sono state distribuite le mele insieme al dossier – verità sul comparto frutticolo piemontese per rendere noto, non solo agli addetti ai lavori, la reale difficoltà a cui devono far fronte gli imprenditori.
«Mentre i prezzi al dettaglio della frutta sono saliti di oltre il 6,5% ad ottobre, secondo l’Istat, è crisi profonda nei campi dove i costi di produzione sono aumentati di oltre 20 centesimi al chilo. Una situazione esasperante per gli agricoltori che preferiscono regalare la frutta alle famiglie in grave difficoltà, piuttosto che svenderla sottocosto», sottolinea Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo con delega regionale per l’ortofrutticolo.
Secondo l’analisi di Coldiretti, per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi, gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno e ai minimi da inizio secolo. L’analisi evidenzia peraltro che più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e, secondo il Crea, circa 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo. Infatti, oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici che hanno tagliato i raccolti, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo: le spese sono più che raddoppiate anche per gli imballaggi, con incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%). Stesso trend di rincari anche per le cassette in legno (+60%).
«Una situazione insostenibile per cui va immediatamente applicato il decreto legislativo contro le pratiche commerciali sleali e va ripristinato lo strumento dei voucher per la manodopera. E bisogna anche ridurre drasticamente il costo del lavoro per allinearci, oltretutto, ai nostri competitor nell’ambito dell’Unione Europea e non solo: ormai da troppi anni la frutticoltura piemontese sta attraversando momenti di estrema difficoltà a causa di una scarsa remunerazione del prodotto e di una non equilibrata ripartizione del valore nei vari passaggi della filiera – denunciano Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale – Alla luce di questo scenario abbiamo chiesto al governatore, Alberto Cirio, che durante il blitz degli agricoltori in piazza ha sottoscritto la nostra proposta di intesa, un aiuto concreto per attivare una collaborazione con ISMEA, così da certificare in modo ufficiale e oggettivo i costi di produzione della frutta piemontese, compresi i costi di condizionamento. Ma anche per richiedere al Governo un impegno affinché nei primi provvedimenti utili sia inserita una misura per la decontribuzione del costo del lavoro per le imprese frutticole; per farsi promotori a livello nazionale di una nuova disposizione normativa che, al pari di quanto già avviene su molte altre filiere agroalimentari, preveda l’obbligo di origine in etichetta dell’ortofrutta nei prodotti trasformati come conserve, marmellate, succhi di frutta e per inserire, nei futuri bandi dei fondi europei e regionali a sostegno dell’agroindustria, il rispetto del decreto legislativo 198/2021 come condizione di ammissibilità alla presentazione della domanda».
Al termine della mattinata oltre 2500 Kg di mele sono state devolute al Sermig ed al Banco Alimentare di Torino.