Omicidio Martinelli: sale a cinque il numero degli indagati
Oltre a Capstrimb, 20enne moldavo in carcere, una ragazza e tre ragazzi, uno è minorenne
La vittima supplicò di poter tornare a casa. Ma un gesto della ragazza della gang scatena la furia
CASALE MONFERRATO – Non hanno avuto pietà per Cristian Martinelli. Lo hanno deriso e picchiato in modo selvaggio prima con pugni e calci, e poi con una spranga. Gli hanno portato via gli occhiali a cui il 34enne teneva in modo particolare perché acquistati insieme alla madre, e quando ha chiesto di riaverli ha firmato la sua condanna a morte.
Nessuna pietà, nessun pentimento. C’è anche chi si è vantato di averlo colpito “al cervelletto”. Cristian ha supplicato l’unica ragazza della gang di lasciarlo andare, “voglio solo tornare a casa”, ma lei l’ha spinto ed è scattata la furia del branco.
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Oltre a Capstrimb, 20enne moldavo in carcere, una ragazza e tre ragazzi, uno è minorenne
Non c’è stata compassione per lui, neppure quando era a terra e ha tentato di ripararsi da quei colpi che facevano sempre più male e che gli hanno provocato lesioni mortali. Ora, i Carabinieri hanno chiuso il cerchio ricostruendo l’accaduto e arrestando i presunti autori (fatta salva la presunzione di innocenza) del pestaggio killer.
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Il primo a finire in carcere è stato Nicolae Capstrimb, 20 anni, il moldavo che avrebbe avuto un ruolo centrale ma non esclusivo perché, secondo le ipotesi dei Carabinieri, c’è stata la compartecipazione di altri ragazzi. Per loro le misure restrittive sono scattate nella notte tra giovedì e venerdì: per Janet Di Perri, 21 anni, sono scattati gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico; per Bilal Zabori, 18 anni, si sono aperte le porte del carcere; obbligo di presentazione alla Pg per Bennacer Ait, 18 anni; coinvolto anche un 16enne, finito in carcere.
Contro di loro, per gli investigatori sussiste un grave quadro indiziario. Quello che è successo venerdì 14 ottobre all’interno della stazione ferroviaria di Casale Monferrato è stato illustrato ieri mattina, venerdì 18 novembre, al Comando Provinciale Carabinieri di piazza Vittorio Veneto. Presenti il comandante provinciale, colonnello Massimiliano Rocco, il colonnello Giuseppe Di Fonzo, comandante del Reparto Operativo di Alessandria, il maggiore Antonio Stanizzi che dirige l’”Investigativo”, il tenente Giuseppe Oceani (comandante di sezione Investigazioni Scientifiche), il capitano Valerio Azzone, comandante della Compagnia di Casale, e il tenente Piero Pasquino (comandante del Nucleo Operativo Radiomobile di Casale).
Le indagini hanno scoperchiato un vaso di Pandora da cui sono fuoriusciti violenza e aggressività, “linfa vitale del gruppo”. Una gang dura in branco e sui social, che è crollata quando i singoli sono stati portati in caserma.
E’ stato il colonnello Giuseppe Di Fonzo a delineare i tratti del branco, con parole forti che hanno sottolineato come, di fronte ad episodi di violenza estrema è sì importante la rieducazione ma che non può non passare attraverso una giusta pena.