Quattro acquesi a New York: “Adrenalina dal primo all’ultimo metro”
Alla maratona più famosa al mondo c'erano anche i "temerari" dell'Acquirunners
ACQUI TERME – Per un runner di livello amatoriale correre la maratona di New York è un po’ come per un calciatore dilettante poter giocare sul manto erboso del ‘Santiago Bernabeu’, «una di quelle esperienze da provare almeno una volta nella vita». Per tre podisti acquesi (più un quarto “veterano”) il sogno si è realizzato domenica 6 novembre. Sul ponte di Verrazzano ai nastri di partenza della più famosa e spettacolare “42 km”(e 195 metri) del panorama podistico mondiale, in mezzo ai 53mila iscritti giunti da ogni angolo del globo, c’erano anche Alberto Alternin, Christian Brugnone, Matteo Pastorino e Paolo Zucca, con indosso la maglietta dell’Acquirunners.
“Emozioni uniche”
«È un’esperienza che dal primo all’ultimo metro trasmette emozioni davvero uniche – spiega Matteo Pastorino, uno dei quattro ‘temerari’ di ritorno da New York – perché correre per 42 km con una costante cornice di pubblico festante ai bordi delle strade è una cosa quasi indescrivibile a parole». Del gruppo, solo Paolo Zucca aveva già avuto modo di provare simili sensazioni, «perché lui ha alle spalle ben 60 maratone, e la sua prima ‘New York’ l’ha corsa ben 18 anni fa. Per me, Alberto e Christian, invece, era la prima volta». Per Matteo si è trattato anche della prima ‘42 km’ in assoluto, «prima di New York avevo preso parte soltanto a delle mezze maratone».
Un “battesimo” che per Pastorino si è chiuso con un risultato di tutto rispetto: «Su circa 2mila italiani iscritti mi sono classificato intorno alla 300esima posizione, con un tempo di 3h54’22”». Christian Brugnone ed Alberto Alternin hanno concluso la loro prestazione distaccati di pochi secondi, rispettivamente in 4h02’30” e 4h02’52”; Zucca in 4h12’19”.
“Boston l’altro sogno nel cassetto”
La prestazione passa inevitabilmente in secondo piano rispetto alla valanga di sensazioni che i quattro amici hanno accumulato nei giorni trascorsi nella ‘Grande Mela’: «La maratona di New York – aggiunge Pastorino – viene vissuta da tutti come un’occasione di festa e di gioia, non come una scocciatura come invece avviene ad esempio qui in Italia in occasione di eventi simili. Il giorno dopo la gara abbiamo fatto un giro per la città con la medaglia di partecipazione al collo: beh, tantissima gente ci fermava per strada per congratularsi e farci i complimenti».
Paolo Zucca, il più “rodato” del gruppo, sta già pensando alla prossima sfida, ovvero la maratona di Tokyo, «io invece – dice Matteo – forse parteciperò a quella di Roma. L’altro sogno nel cassetto? Boston, la più antica maratona al mondo».