Undici anni di reclusione al pastore di Grondona
Per furto, atti persecutori e incendio
Mario Fancello era stato arrestato per fatti del 2018, ma la Cassazione chiese di rivedere il procedimento
Gli incendi boschivi dolosi in serie, avvenuti nel 2018, non sono da attribuire a Mario Fancello. Il pastore 70enne di Grondona, arrestato e poi finito in carcere e ai domiciliari, non è l’autore di quei roghi ed è stato assolto dalla Corte d’Appello invitata a rivedere gli atti dalla Corte di Cassazione. L’uomo era difeso dall’avvocato Stefano De Bernardi del foro di Genova. Fancello, che per gli incendi era stato condannato a sette anni e sei mesi, è innocente. E libero.
Ma procediamo con ordine.
Il Tribunale di Alessandria aveva condannato il 70enne a 1 anno e 6 mesi di reclusione per il reato di furto, a 2 anni e 8 mesi per atti persecutori e a 7 anni e 6 mesi per incendio boschivo – pena, quest’ultima, tra le più alte di quelle comminate per reati di questo tipo – per un totale di 11 anni e 8 mesi.
Il suo avvocato aveva presentato appello su tutte le imputazioni. E la Corte d’Appello aveva confermato integralmente la sentenza di primo grado.
Undici anni di reclusione al pastore di Grondona
Per furto, atti persecutori e incendio
L’avvocato De Bernardi, allora, si è rivolto alla Corte di Cassazione, che ha invece ritenuto che le motivazioni a sostegno della sola accusa di incendio boschivo non fossero adeguate e ha rimandato gli atti a Torino affinché la Corte d’Appello rivedesse quel procedimento. E così è stato: i giudici della terza sezione penale hanno assolto Fancello “per non aver commesso il fatto”.
Tutto era iniziato nel mese di luglio 2017 – secondo gli investigatori – con il sequestro congiunto, da parte delle locali Stazioni Carabinieri, territoriale e forestale, del Nas e dell’Asl di Alessandria, di un terreno di proprietà della Curia di Tortona dato in comodato d’uso al pastore sardo e alla sua famiglia per esercitarvi la pastorizia.
Il sequestro era stato necessario per via dell’uso di alcuni beni ivi presenti e vincolati alla Soprintendenza che erano stati danneggiati. Poco dopo, sul territorio iniziarono a registrarsi numerosissimi incendi, alcuni anche estesi a causa dell’afa di quei giorni. Tra gli episodi l’incendio verificatosi a Pozzolo Formigaro, lungo un terreno della Strada Provinciale, che danneggiò una decina di ettari di un frutteto, con il rischio di attingere un capannone posto sotto sequestro dalla Polizia Provinciale, dove erano stoccati diversi elettrodomestici che avrebbero potuto innescare un grave danno ambientale.
Furono numerosi gli incendi boschivi ricondotti all’azione dell’uomo, almeno sette, compiuti nel giro di una decina di giorni. Ma su quegli incendi ora la Corte d’Appello ha messo un punto fermo: non è stato lui a commetterli.