Un ragazzo muore massacrato ma dopo poco tutto torna peggio di prima
Parole di Max Biglia
CASALE – Rapatatumpa. Sin dalla nascita del genere umano, i conflitti sono stati, disgraziatamente, protagonisti di rilievo
della storia. Nei contesti e per le cause più disparate, presentandosi ogni volta con novità e cambiamenti. Tuttavia, analizzando più a fondo queste grandi ostilità, ci si rende conto che sono tutti causati da interessi economici, territoriali e tirannicamente egocentrici, celati dietro a grandi discorsi patriottici e persuasivi dei “capi”, di solito imbarazzanti ma con il merito riconosciuto, di fornire arguzie accattivanti, false promesse di benessere e leziose rappresentazioni. Il valore della meritocrazia quella furba, di tanto in tanto vittimistica, vuota ma sfavillante.
A conferma di questo e senza andare troppo indietro con gli eventi, penso che sia quanto mai necessario ricordare, come, nel secolo scorso l’Italia e l’Europa abbiano deragliato dai binari del buonsenso per colpa di autocrati carismatici, seguiti da un popolo eccitato, svuotato, intimorito, arrivando a causare sofferenze, distruzione e morte. Di conseguenza, ieri come oggi, lontano e vicino, in un mondo in movimento e in preda a tensioni e paure, queste problematiche risultano quanto mai attuali, e il messaggio di Cesare Pavese “ogni guerra è una guerra civile” è sempre più aderente alla realtà. Ogni giorno siamo catturati da annunci talmente grandiosi da diventare ridicoli o notizie che ci illustrano contesti catastrofici, documentando uccisioni, drammi familiari, conflitti che sembrano essere infiniti, ma che nutrono quotidianamente migliaia di fruitori tracciando sì, passo dopo passo, il solco del noi contro di loro, degli uni contro gli altri. Una manna per i deboli di pensiero, per quelli scaltri, arroganti, coloro che fingono grandezza e non hanno altri strumenti se non un apostolato ingannevole. Parole che ritornano nella nostra mente sotto forma di inquietudine e fanatica esasperazione innanzi alla verità. Perciò ascoltando, leggendo, osservando con attenzione l’intensità degli eventi e delle parole di banale retorica, ci potremo rendere conto che esse sono alla base di una ricerca talvolta mirata ma inutile ai fini della pace o dell’effettivo bene comune.
Dunque, quale valore diamo ancora all’essere umano, alla filosofia, alla vita? Come si può considerare che il supplizio e la distruzione dell’altro, possano portare tranquillità e benessere? Si commemorano fatti e persone, si sbraita per un qualsivoglia problema, ci si stupisce se un ragazzo muore massacrato di botte, ma dopo poco, tutto torna peggio di prima. Qualcuno presenta giuste riflessioni, altri nascondono, invocano e senza criterio motivano, incolpano, seguendo il solito stomachevole copione, una “norma di vita” che desta esaltazione e nuovi stimoli per quel popolo ammaestrato, e ci si ritrova nel solco tracciato, sempre più profondo, tra quelle spaccature dove viene difficile argomentare e non essere scherniti, catalogati. Un solco, il nemico che sfila sul filo, una guerra civile e “rapatatumpa” si sparano idiozie ed esplode la violenza, mentre il consenso beandosi, si gratta la pancia.
Mi chiedo come, e cosa si può fare per cambiare davvero e affrontare questa regressività sociale, economica e politica. Come si fa a convincere i nostri bambini, i nostri ragazzi che studiare ed essere preparati è importante, così come avere delle passioni, partecipare e dedicarsi, tentare di ritornare a riflettere nelle diversità ed essere giusti, se poi hanno l’esempio davanti agli occhi di adulti competenti su tutto ma profani del sapere, molto spesso goffi, incivili, dipendenti da questa frenica competizione alla prepotenza, all’aggressività nelle espressioni e nelle azioni, trionfatori di furbizia ma idioti nell’essenza. I problemi restano, si amplificano, i più, distrattamente agonizzano mentre i pochi che hanno imparato “l’arte”, mettono da parte.
L’agonia della gente comune e della qualità della vita pubblica. Un tempo incerto dove le disuguaglianze non si sanano. Un tempo che qualche volta fa paura, nel quale nuotano – betulle, volpi, torrenti di fiori, strade di campagna, social barbuti e sirene, esseri umani, piccole accoglienti case e, la musica di Chopin, dove, nonostante tutto è bello esserci, non voltarsi dall’altra parte e saper distinguere.