Quelle ore in più segnate nell’infermeria del carcere: medici assolti in Cassazione
I professionisti erano difesi dagli avvocati Tino Goglino e Alexia Cellerino
ALESSANDRIA – Quelle ore in più segnate nell’infermeria del carcere Don Soria ad Alessandria: la Cassazione ha assolto i medici finiti nei guai e condannati in primo e secondo grado. Il caso è chiuso.
Per l’accusa, i professionisti avevano annotato sui prospetti di presenza al carcere Don Soria più ore di quelle effettivamente lavorate, in un contesto dove il servizio sanitario deve coprire il giorno e la notte.
Nel processo di primo grado, ad Alessandria, tre dei quattro medici a giudizio per abuso d’ufficio erano stati condannati. A Letterio Quartarone erano stati inflitti dieci mesi, cinque mesi e dieci giorni a Eugenio Aniso, otto mesi a Anna Davì (erano dofesi dagli avvocati Alexia Cellerino e Tino Goglino).
Ciò che l’accusa aveva contestato è che quel tipo di metodo favoriva alcuni medici escludendone altri.
La difesa aveva presentato Appello ritenendo che ci fossero stati errori macroscopici nella compilazione dei registri di presenza. Si trattava di uno scambio di presenze dei sanitari, che, però, non andavano a variare l’ammontare delle ore pagate, per cui l’amministrazione non aveva versato soldi in più. Non si sarebbero neppure potuti attingere altri medici dalle graduatorie, almeno fino a quando chi era designato a quell’incarico non avesse rinunciato.
Un quarto imputato, all’epoca dei fatti già in pensione, e con un ruolo diverso era stato assolto per non aver commesso il fatto.
La Corte d’Appello aveva riqualificato il reato, condannandoli per truffa aggravata: quindi, era stata riconosciuta l’insussitenza del reato di abuso d’ufficio ritenendo integrata la truffa aggravata.
Gli avvocati Tino Goglino e Alexia Cellerino sono ricorsi in Cassazione sostenendo svariati motivi, tra cui la violazione di legge in merito al reato di truffa per mancanza del danno patrimoniale nonché la violazione del principio di correlazione tra imputazione e sentenza (ex articolo 521 comma secondo) con reformatio impeius (posto che la truffa aggravata è punita con pena più grave rispetto all’abuso d’ufficio), in quanto era stato contestualmente violato il diritto di difesa perché in primo e in secondo grado si erano difesi su un’imputazione diversa rispetto a quella per la quale sono stati poi ritenuti colpevoli in secondo grado.
Quindi, nella giornata di ieri, martedì, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei legali annullando le precedenti sentenze (senza rinvio) e revocando le statuizioni. Con questa decisione, la Cassazione ha travolto le prununce di primo e secondo grado mandando assolti tutti e tre gli imputati.