“La Regione continua la sua crociata contro diritti civili e sociali”
Cgil e Uil Alessandria all'attacco dopo il finanziamento al Fondo vita nascente
“La Regione Piemonte continua la sua crociata contro diritti civili e sociali: con il finanziamento pubblico (460mila euro) del Fondo vita nascente non si tutelano i nascituri e le famiglie!”: così Cgil e Uil di Alessandria denunciano nuovamente le decisioni che stanno alla base dei provvedimenti che la Regione Piemonte sta portando avanti rispetto a diritti, autodeterminazione e libertà di scelta delle donne in merito alla possibilità di ricorrere all’aborto come previsto dalla legge 194/78.
I sindacati evidenziano che “non ci sentiamo rappresentati da chi apre un atto istituzionale sostenendo che questo provvedimento sia finalizzato a ‘evitare che l’aborto divenga uno strumento di controllo delle nascite’. Esiste già la legge 194/78 che ha dato negli anni ottimi risultati attraverso la prevenzione e la diminuzione delle interruzioni di gravidanza. Il servizio pubblico da sempre si prende carico dei percorsi di aiuto alle donne gestanti in ordine al riconoscimento o non riconoscimento del nascituro e all’esigenza di segretezza del parto, anche se sono situazioni molto diverse tra loro”.
Non solo: “Tale provvedimento denota la totale mancanza di rispetto nei confronti delle donne e rende esplicito il pensiero di questa Giunta regionale che con questa delibera intende costruire un’impalcatura privata – per il 99% costituita da associazioni integraliste antiabortiste e pro vita – per occuparsi, sulla carta, delle donne incinte in difficoltà che attualmente vengono prese in carico dai servizi socio-assistenziali dei Comuni e dei Consorzi e dai Consultori pubblici nello svolgimento delle funzioni loro assegnate dalla legge, che invece vengono svalorizzati e non sostenuti con il rafforzamento di strutture e organici. Inoltre il 10% dello stanziamento sarà devoluto per la pubblicizzazione del fondo stesso e le associazioni antiabortiste potranno utilizzare il logo della Regione senza alcun controllo. Infine nel testo non è mai citata la voce di spesa ‘prevenzione’, che è la premessa per far sì che anche nella nostra regione si realizzino condizioni favorevoli per la scelta consapevole di maternità, ad esempio promuovendo la gratuità della contraccezione”.
Le richieste
Cgil e Uil di Alessandria, dunque, sottolinea che “non ci sentiamo parte di questa narrazione” e chiedono:
- l’attivazione di tutte le misure di prevenzione, compresa la contraccezione gratuita
- il pieno riconoscimento del lavoro pubblico e del suo valore attraverso il potenziamento dei servizi sociali, del personale e dei consultori per tutte le fasce d’età
- risoluzione del problema del sovrannumero di medici obiettori di coscienza che di fatto, così facendo, impediscono l’applicazione e la fruizione da parte delle donne della legge 194/78
- investimenti in Sanità pubblica tramite assunzioni adeguate del personale in organico
- la piena tutela della salute sessuale e riproduttiva per tutti
- il ricorso alle tecniche più moderne e l’immediata attivazione dei percorsi per l’aborto farmacologico nei consultori
- il vero sostegno al reddito, alla genitorialità e al welfare e il contrasto alla precarietà del lavoro