Ciliberto (Italexit): «Nel 2023 una nostra lista alle elezioni comunali»
«Non faremo accordi con gli altri partiti. Da anni Novi Ligure vive un declino sociale»
NOVI LIGURE — Franco Ciliberto, 61 anni, è il rappresentante di Italexit, il partito di Gianlugi Paragone, a Novi Ligure.
— Quali sono le priorità per il territorio novese di cui a vostro parere i nuovi parlamentari eletti dovranno occuparsi?
«In questo momento nel novese, come in tutta Italia, la priorità è far fronte al caro bollette per imprese e cittadini. Molte aziende, soprattutto quelle medie e piccole, oltre ad artigiani e commercianti, con queste mazzate date dalle bollette di gas ed energia elettrica rischiano la chiusura. La conseguenza sarebbe il licenziamento dei lavoratori, con l’incremento tra l’altro dell’uso di ammortizzatori sociali come la Naspi. Di conseguenza, molti cittadini, già colpiti dal caro energia, rischiano anche la di perdere il posto di lavoro. Attenzione, c’è il pericolo che si metta l’Italia in ginocchio».
— Subito dopo il 25 settembre, è facile immaginare che inizierà la campagna per le elezioni comunali di primavera. Anche Italexit sarà della partita?
«Noi stiamo già lavorando per fare una lista con i propositi di Italexit e non si faranno accordi con i vecchi partiti. Novi ha bisogno di essere rilanciata. Sono ormai vari anni che la città sta subendo una decrescita sociale ed economica».
— Un identikit del candidato sindaco ideale per la città di Novi?
«Semplice. Un cittadino, magari una donna, di mezza età che intenda la politica come servizio a una comunità e non una passerella. I problemi della nostra città sono tanti».
— Qual è per Italexit un punto irrinunciabile del programma per le elezioni comunali?
«Come già detto, i problemi da affrontare a Novi sono tanti. Per brevità posso solo ricordare i principali, lavoro, sanità e tutto quello che ruota attorno ai giovani novesi in una città che offre poco. Di recente abbiamo organizzato un’iniziativa per parlare della Pernigotti, che si dice possa passare in mani americane con l’acquisto della Jp Morgan. Noi abbiamo enunciato i nostri dubbi su questa operazione e soprattutto sul futuro della ripresa lavorativa allo stabilimento di Novi, vetusto, con macchinari obsoleti e così via. E non siamo gli unici, visto che anche altri esponenti politici hanno simili dubbi. Abbiamo invitato tutti i partiti e i sindacati a farsi carico domani del futuro dei lavoratori Pernigotti. Non scordiamo anche la situazione che sta vivendo lo stabilimento Ilva di Novi. Poi, di certo un grosso problema, non solo di Novi e zona, è la sanità, con l’ospedale San Giacomo e il resto delle strutture sanitarie zonali che devono essere rese efficienti. Non possiamo stare a guardare mentre la sanità pubblica giorno dopo giorno viene demolita».
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