Rapetti: “Nuovo Governo? Mi aspetto programmi e defiscalizzazione”
Intervista al sindaco di Acqui in vista delle Politiche del 25 settembre
ACQUI TERME – Dopo le Comunali dello scorso giugno ora gli Acquesi si apprestano a tornare alle urne per l’elezione del nuovo Governo. Dal sindaco Danilo Rapetti un’analisi ‘pre voto’ di respiro nazionale ma con chiara impronta territoriale.
Sindaco, come da lei stesso dichiarato in campagna elettorale i partiti politici hanno un po’ dimenticato il significato della parola rappresentanza: in questo senso è auspicabile un “ritorno al passato”?
Per quanto durante le ultime Comunali io abbia guidato una compagine civica mi rendo conto di come lo stesso modello non sia attuabile sulla base di un’elezione politica nazionale. Una sorta di rappresentanza diretta non mediata dalle segreterie, infatti, è applicabile senza problemi a un modello cittadino, ma lo è molto meno a livello nazionale. Penso, però, che sia plausibile un sano ed efficiente concetto di rappresentatività mediata da ragioni che non possono più essere ideologiche ma di intento programmatico. In questo senso è auspicabile un ritorno a una vita politica di partito fatta di proposte coerenti, in modo che il cittadino possa scegliere non tanto su base ideologica quanto su base programmatica, se pur con una rappresentanza mediata, data la dimensione nazionale delle elezioni.
L’ex vice sindaco Franca Roso è in corsa per un posto in Senato: crede che una sua eventuale elezione in Parlamento potrebbe essere per Acqui un effettivo valore aggiunto?
Data la natura civica della nostra coalizione non daremo esplicite indicazioni di voto. Detto questo, è evidente che avendo un’acquese candidata alla prossime elezioni mando a Franca Roso il mio sincero “in bocca al lupo”, dati anche i nostri rapporti di amicizia. È chiaro che per la rappresentanza del nostro territorio è senz’altro un bene che più acquesi vadano a rivestire a vari livelli incarichi di responsabilità. Su questo non c’è dubbio.
Lo sviluppo del termalismo è un tema ovviamente caro alla città, come lo è per molti altri Comuni italiani. Negli ultimi anni il settore è stato un po’ trascurato dai vari Governi che si sono succeduti?
Sicuramente il paradigma è cambiato. Fino a qualche anno fa, infatti, le cure termali che venivano passate dall’Inps e dell’Inail a carico del Servizio Sanitario Nazionale erano un valore aggiunto per le realtà termali. Non si può più tornare a quel tipo di modello, perché sarebbe una logica di natura assistenziale non più sostenibile dalle casse pubbliche. Sarebbe auspicabile, però, una riforma del settore che a livello nazionale facesse chiarezza sul tema delle concessioni riattribuendo la potestà in merito agli enti locali. Sarebbe opportuno, inoltre, favorire chiare linee di investimento e di sviluppo per la promozione turistica delle realtà termali, anche attraverso campagne mirate ed efficaci. A ogni modo, di sicuro negli ultimi tempi non è stata dedicata al termalismo la giusta attenzione.
Tra le grandi sfide del territorio c’è la realizzazione del nuovo casello di Predosa e della relativa bretella: occorrerà un serio dialogo con il Ministero delle Infrastrutture…
L’unione di Acqui alla rete autostradale è un tema essenziale per il nostro territorio. È vero che per un turismo esperienziale si può pure concepire quanto possa essere bello giungere in città attraverso le nostre splendide strade collinari, ma per tutto il resto dello sviluppo economico del territorio è evidente che un collegamento veloce resti essenziale. Fra l’altro per la bretella di Predosa si tratterebbe di un’infrastruttura di pochi chilometri e dai costi tutto sommato contenuti, quindi dobbiamo battere su questo terreno più che mai. La Regione, d’altronde, ha recentemente finanziato il bando per la progettazione dell’opera. Su base regionale, perciò, è necessario un dialogo proficuo con il Ministero.
Quali sono secondo lei le altre urgenze alle quali (anche da un punto di vista sociale) la nuova guida del Paese dovrà dedicare gli sforzi maggiori?
Una defiscalizzazione degli oneri da parte delle imprese credo sia l’unico modo per incentivare l’occupazione. Contestualmente, una diminuzione delle tasse sui redditi personali, compresi i redditi di lavoro dipendente, al fine di determinare un aumento di liquidità che consenta alle famiglie di spendere, per investire e per far girare l’economia. Altro tema fondamentale, il sostegno vero e reale per il carobollette. Sappiamo che occorre diminuire i consumi, quindi un piano di contenimento (più che di razionamento) e di razionalizzazione della domanda sostenuto da un aiuto a imprese e famiglie. Con i costi attuali, altrimenti,
il tentativo di ripresa diventa molto difficile. Il rischio è di dare il via a una recessione devastante in un momento come questo in cui fra l’altro l’inflazione galoppa quasi al 10%.