Venezia 79 omaggia tre maestri del cinema mondiale
La Fondazione Ente dello Spettacolo (FEdS) festeggia il 75esimo anniversario dalla fondazione (venne istituita ufficialmente nel marzo del 1947, da un’idea nata verso la fine dell’anno precedente) alla Mostra del Cinema di Venezia, nell’ambito delle Giornate degli Autori, organizzando tre omaggi speciali ad altrettanti maestri del cinema internazionale: Hirokazu Kore’eda, Edgar Reitz e Krzysztof Zanussi sono ospiti in questi giorni dello Spazio FEdS, allestito presso la Sala Tropicana 1 dell’Hotel Excelsior.
Questi prestigiosi eventi speciali fanno parte di una nutrita serie di eventi (oltre sessanta), che avranno luogo sino alla fine del 2022, con il contributo della Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura.
Giovedì 1 settembre, in occasione dei 90 anni della Mostra del Cinema di Venezia e dei 90 anni di Famiglia Cristiana, è stato premiato il regista polacco Krzysztof Zanussi (“Eter”, 2018; “Corpo estraneo”, 2014; “Le voci interiori”, 2009), che nel 2003 a Venezia aveva già ricevuto il riconoscimento intitolato a Robert Bresson. Zanussi ha esplorato nelle sue opere l’uomo alle prese con i grandi interrogativi dell’esistenza e nel suo rapporto con Dio, vincendo nel 1984 il Leone d’Oro per “L’anno del sole quieto”.
Martedì 6 settembre il cineasta giapponese Hirokazu Kore’eda (“Le buone stelle-Broker”, 2022; “Un affare di famiglia”, 2018; “La verità”, 2019) ha ricevuto il Premio Robert Bresson, attribuito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede «al regista che abbia dato una testimonianza, significativa per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della nostra vita».
Giovedì 8 settembre viene, invece, conferito al regista tedesco Edgar Reitz, l’autore della saga dal successo mondiale “Heimat” (che ha esordito a Venezia esattamente 30 anni fa), il Premio per il 75esimo della Fondazione Ente dello Spettacolo.
«L’opera di Edgar Reitz – recita la motivazione – costituisce la preziosa testimonianza di un intellettuale che ha saputo conciliare il Mito e la Storia all’altezza di un rapsodico racconto corale reinventando il linguaggio filmico, attraverso uno sguardo poetico e civile, epico e lirico, capace di incrociare la complessità della realtà sociale con un’appassionata cronaca familiare. Con questo premio speciale e unico vogliamo omaggiare il magistero di questo grande autore del cinema europeo e allo stesso tempo celebrare la nostra storia».
«Questo premio unico e speciale – aggiunge Mons. Davide Milani, Presidente della FEdS – segna la nostra proficua collaborazione con Giornate degli Autori, una realtà sempre preziosa per la capacità di offrire libero spazio alle idee e alle espressioni degli autori di tutto il panorama cinematografico. È a partire da questo legame che, in occasione del nostro settantacinquesimo anniversario, abbiamo voluto dare vita a un percorso comune per celebrare l’opera e il magistero di un autore che continua a illuminare il nostro sguardo, interrogando la nostra anima».
«Edgar Reitz torna a Venezia a 30 anni esatti dalla scoperta, da parte della Mostra, del suo memorabile “Heimat 2” di cui in questa ricorrenza presenta alle Giornate le prime parti della versione appositamente restaurata, conclude Giorgio Gosetti, Delegato Generale delle Giornate degli Autori. Siamo specialmente grati all’Ente dello Spettacolo che ha voluto festeggiare la sua storia nel segno di un maestro assolutamente unico nella cinematografia europea e mondiale, dividendo con le Giornate un momento di altissimo valore morale e civile».
Tra i firmatari, nel, 1962, del Manifesto di Oberhausen che ha dato il via alla nascita del Nuovo Cinema Tedesco, Reitz ne è stato uno dei massimi e più celebri esponenti, insieme a Fassbinder, Herzog e Wenders.
Nel ciclo di “Heimat” il regista di Morbach ha raccontato e tramandato alle giovani generazioni, in una sorta di sterminato archivio per immagini, le memorie dell’Europa e, soprattutto, della Germania novecentesca – dal processo di rimozione dell’Olocausto alle speranze legate alla caduta del Muro, passando per i fermenti artistici del Sessantotto – attraverso le vicende della famiglia Simon di Schabbach, immaginario villaggio della regione dell’Hunsrück, in cui Reitz è nato.
Come sottolinea il cineasta, «il ricordare è un atto creativo. Noi costruiamo e formiamo la nostra vita o la nostra biografia attraverso una memoria sempre rinnovata. Questo rende ai miei occhi la memoria così degna di essere al centro di una narrazione cinematografica»: da 75 anni anche il lavoro dell’Ente dello Spettacolo è orientato, nel recupero e nella conservazione delle pellicole d’eccellenza della cinematografia mondiale, alla valorizzazione di quell’”immagine-tempo” definita dal filosofo francese Gilles Deleuze, e che traspare in filigrana nel cinema di Edgar Reitz.