Il Borsalino ha di nuovo il bar
ALESSANDRIA - Il centro riabilitativo Borsalino di Alessandria ha di nuovo il bar. Funzionerà a orario ridotto, ma è già…
Marco Invernizzi illustra le ricerche per riabilitare i pazienti malati di tumore e ictus
“I progetti avviati in questi due anni di attività al Borsalino sono innumerevoli – spiega Marco Invernizzi, classe 1981, che da novembre è alla guida del corso di laurea in Fisioterapia che l’Università del Piemonte Orientale ha attivato all’interno del Centro riabilitativo polifunzionale “Borsalino” – grazie alla giovevole collaborazione di molti colleghi e con l’aiuto del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione. L’ospedale è un’eccellenza unica per competenze professionali e cliniche e dal mio arrivo lo scorso anno, ho trovato un ambiente fertile, che ritengo possa rappresentare la base per un laboratorio didattico unico in Italia” e le giornate dedicate al presidio (16 e 17 settembre) ne sono una prova.
“Il corso di laurea è stato da subito integrato nei processi clinici e formativi del Borsalino, che vede presenti tre diversi reparti che spaziano dall’unità spinale alle gravi cerebrolesioni, agli esiti di ictus e alle gravi disabilità cardio-respiratorie.” Altra realtà è il cruciale ruolo di riabilitazione che si svolge quotidianamente presso l’Ospedale Infantile. Tutti questi elementi rendono la sede del corso un polo estremamente stimolante, sia per gli studi in sé, ma anche per la possibilità di tirocinio professionalizzante, che aiuta gli studenti di fisioterapia ad allargare il loro bagaglio formativo, aiutandoli ad affacciarsi nel mondo del lavoro. “Sono davvero soddisfatto di quanto siamo riusciti a fare – afferma Invernizzi contento – soprattutto grazie all’ottima collaborazione con i responsabili delle realtà riabilitative: Marco Polverelli, Luca Perrero e Biagio Polla. Loro, insieme ai rispettivi team, solo il riferimento del corso di laurea che ruota intorno a clinica e ricerca, due perni fondamentali.”
Il Borsalino ha di nuovo il bar
ALESSANDRIA - Il centro riabilitativo Borsalino di Alessandria ha di nuovo il bar. Funzionerà a orario ridotto, ma è già…
Il coordinamento del corso è a cura del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione, diretto da Antonio Maconi, che fa capo a tutte le attività di ricerca e didattica aziendali.
La didattica e la ricerca sono strettamente collegate: “Sono tre gli studi avviati, che occupano un grande posto nel mio cuore: il primo è dedicato ai pazienti che hanno subito un ictus, e l’obiettivo è quello di valutare se è possibile, attraverso uno stimolo vibratorio somministrato a livello piantare, ridurre il rischio di caduta, perché questa sollecitazione favorisce la funzione sensitivo-motoria, che influenza l’equilibrio e la camminata. L’ictus è la seconda causa più comune di disabilità e di difficoltà motorie: tra questi, le cadute rappresentano gli incidenti più frequenti. Lo stimolo vibratorio viene sottoposto nella zona plantare, con l’impiego di un dispositivo innovativo sviluppato e brevettato in collaborazione con il Politecnico di Torino. Si è notato che, se l’impulso viene effettuato sui pazienti malati di Parkinson, si possono ottenere buoni risultati nello schema del passo in termini di velocità.
Il secondo studio è pensato per le donne in riabilitazione dopo un intervento chirurgico a seguito di una diagnosi per un tumore alla mammella, il tutto attraverso l’utilizzo della realtà aumentata. Questa neoplasia maligna è la più frequente nel sesso femminile (circa 3,5 milioni di nuovi casi nel mondo). Grazie all’avanzamento tecnologico, si può identificare in anticipo la presenza di un tumore e quindi agire in fretta, tanto che le sopravvivenza dei soggetti colpiti è arrivata in questi ultimi anni al 90% dei casi. Tra i disturbi più comuni del post operazione, ci sono un ridotta capacità di movimento dell’arto superiore e della spalla, una ridotta forza muscolare, dolore, fatigue e linfedema. Quest’ultimo è causato dal malfunzionamento del sistema linfatico, incapace di trasportare il fluido linfatico al di fuori dell’area colpita. La valutazione del rischio di avere un linfedema viene verificata anche con la misurazione del volume dell’arto in diversi momenti (prima e dopo l’intervento, durante la riabilitazione e dopo sei mesi dall’intervento) attraverso un laser scanner e un software che sfrutta l’intelligenza artificiale. L’obiettivo è valutare se queste misurazioni sono comparabili ai valori ottenuti con normali pratiche cliniche (circometria e water displacement).
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Il terzo studio è mirato a valutare il trattamento fisioterapeutico effettuato dopo la somministrazione della tossina botulinica di tipo A, condotto nei pazienti con spasticità conseguente a ictus e trauma cranico. In questo caso, lo studio vuole confrontare diverse modalità riabilitative, tra cui un protocollo di teleriabilitazione, con riguardo ad individuare gli interventi più efficaci in termini clinici e in sostenibilità, in particolare nel post dimissione a livello territoriale. La gestione della spasticità è considerata essenziale nella prevenzione delle deformità, per migliorare la funzione e per alleviare i sintomi dolorosi nei pazienti. Questa complicanza colpisce ben il 30% dei pazienti post ictus ed è quindi una problematica estremamente diffusa e disabilitante. Lo tossina botulinica di tipo A (sintetizzata con l’acronimo BoNT-A) rappresenta la terapia gold standard per la spasticità focale, ed è considerata un trattamento valido e sicuro per la spasticità focale con bassa prevalenza di complicanze, reversibilità ed efficacia nella riduzione dell’ipertono spastico. I pazienti affetti da spasticità richiedono accessi periodici al Borsalino che durante la pandemia hanno subito una riorganizzazione in quanto considerate attività cliniche non urgenti. L’obiettivo è proprio quello di pianificare il trattamento della spasticità, monitorando attentamente quei pazienti nei quali esso non può essere ritardato attraverso la teleriabilitazione”.
Marco Invernizzi, fiducioso, aggiunge: “Ho trovato un centro di alto livello in Alessandria: la riabilitazione era già all’avanguardia ed è stata rapida e intensa la sinergia con l’Università. In futuro si aggiungerà anche la riabilitazione oncologica, che molte volte non è considerata nei pazienti colpiti.”