Alessandria, Pfas nel sangue: gli esiti dei 50 volontari
Gli scienziati di Liegi illustrano i dati dell'inchiesta condotta dai giornalisti della belga RTBF
Secondo lo studio c’è ricaduta nell’ambiente. Il caso emerso durante la Commissione Consiliare
ALESSANDRIA – Tracce di PFAS sono state trovate nel latte e nelle uova di alcune aziende agricole dell’area spinettese. Ora, gli scienziati dell’università di Liegi hanno appurato che sono presenti anche nel sangue dei volontari che hanno accettato di partecipare all’indagine ematologica della televisione belga.
Perché emerge la presenza di queste sostanze chimiche se l’acqua di falda certamente non è più utilizzabile dal 2008 (periodo dell’emergenza cromo esavalente con conseguente chiusura di alcuni pozzi contaminati), e quella dell’acquedotto ne è priva?
Si fa sempre più strada l’ipotesi che arrivino da una ricaduta sui terreni perché presenti nell’aria. A questa ipotesi si arriva grazie a uno studio di Arpa Piemonte che, seppur ancora in fase sperimentale, ha riscontrato – in entrambe le matrici ambientali (acqua e aria) la presenza di molecole non ancora normate. Appunto, i PFAS.
L’importante studio di Ilaria Marchisio, tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, già pubblicato su riviste scientifiche, è inserito all’interno di un progetto di monitoraggio dell’Arpa Piemonte (come cita l’esperta sul giornale Prevenzione in corso) per la valutazione dell’impatto sull’ambiente, in questo caso del polo chimico di Spinetta.
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Sono stati effettuati campionamenti di acqua a valle e a monte dello stabilimento. Per quanto riguarda invece la matrice aria, visto che a livello mondiale non esiste un metodo di campionamento ufficiale si è proceduto sperimentando due metodi: uno passivo (con deposimetri per la raccolta delle deposizioni atmosferiche), l’altro attivo utilizzando campionatori ad alto volume muniti di filtri in fibra di quarzo.
Da quanto spiega l’esperta, con entrambe le tecniche (che si sono dimostrate sufficientemente affidabili e ripetibili) si è arrivati ad avere dati di inquinamento “interessanti”.
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Questo significa che le campagne di monitoraggio dovranno continuare: i PFAS sono stati riscontrati nell’aria di una zona che, vista la presenza storica di un polo chimico, deve essere considerata potenziale fonte di inquinamento.
Di questo studio si è parlato ieri – venerdì – al termine della VI Commissione consiliare Sicurezza e Ambiente presieduta da Adriano Di Saverio. E’ stato l’ex assessore all’Ambiente Claudio Lombardi a illustrare le criticità evidenziate dall’indagine epidemiologica che ha fortemente voluto proprio l’ex amministratore, i risultati delle analisi del sangue analizzati all’università di Liegi consegnando alla Commissione Consiliare la relazione sanitaria degli scienziati belgi, mostrando poi lo studio Arpa sull’aria di cui, però, gli amministratori comunali non erano a conoscenza.
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L’Arpa, a quel che è emerso ieri in Comune, non avrebbe divulgato i dati di questo studio. Perché? La Commissione è stata sospesa per riprendere in altra data: verranno sentiti Asl e Arpa, e a quest’ultima probabilmente verrà anche chiesto conto di questo studio sperimentale che delinea la presenza di PFAS nell’aria (tra cui anche il PFOA dismesso nel 2013 e il cC6O4).
Durante la Commissione si è sentito parlare più volte di come la situazione richieda il coinvolgimento della Regione, e della necessità di avere dati più chiari e specifici per capire di cosa si stia parlando.
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Ricordiamo, per dovere di cronaca, che nel dicembre 2019 si è concluso in via definitiva un processo che ha portato alla condanna di Ausimont e Solvay e sancito un disastro ambientale innominato. In quelle 118 pagine scritte dalla Corte di Cassazione c’è scritto molto, anche i tutti i veleni presenti in falda. Lo stesso mese dello stesso anno, sono stati presentati i risultati di un’indagine epidemiologica che avrebbe dovuto proseguire con una terza tranche, di fatto mai attuata.
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