Crollano dell’11% gli acquisti di frutta
L'inflazione ha portato gli alessandrini a consumare meno ortaggi rispetto agli altri anni, causando anche problematiche di salute
Meno 11% la quantità di frutta consumata dagli alessandrini rispetto all’anno scorso, calo dovuto alle difficoltà economiche e al rincaro dei prezzi degli alimentari. Da un’analisi Coldiretti compiuta sulla base dei dati Cso Italy/Gfk Italia, il consumo della frutta delle famiglie nel primo trimestre del 2022 ammonta a 2,6 milioni di tonnellate.
“I dati sono preoccupanti – afferma il presidenti Coldiretti Alessandria, Mauro Bianco – Gli alessandrini hanno ridotto del 16% la quantità di zucchine acquistate, del 12% i pomodori, del 9% le patate, del 7% le carote e del 4% le insalate, mentre per la frutta si registra un calo dell’8% per gli acquisti di arance, considerate da molti “un elisir di lunga vita”. Questo taglio avrà un forte impatto sulla salute fisica delle persone nel lungo periodo se si consumerà meno di 400 grammi di frutta e verdura quotidianamente (raccomandazioni dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità).
Uno dei motivi principali è il rialzo al dettaglio dei prezzi della frutta (8,5%) e della verdura (12,2%), anche se nelle campagne non sempre il ricavato copre i costi della produzione, che è stata messa a dura prova con grandinate e siccità.
“Gli alessandrini non si sono solo visti costretti a tagliare su frutta e verdura, ma anche su altri alimenti, per un totale complessivo del 3% rispetto all’anno precedente – aggiunge Roberto Bianco, direttore Coldiretti Alessandria – Sono costretti a spendere di più per acquistare meno prodotti per l’effetto dell’inflazione che grava sulla nostra economia: gli alimentari hanno avuto un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2021.”
Secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Istat, quest’anno costerà alle famiglie italiani 9 miliardi di euro solo per la spesa alimentare, a causa dei rincari dei costi energetici e del taglio dei raccolti causati dal clima.
Per via di questa situazione precaria, molte famiglie dovranno destinare una quota sempre più rilevante del proprio reddito all’alimentazione e altre si troveranno costrette a chiedere aiuto per poter portare qualcosa sulla propria tavola.
Se gli italiani non possono permettersi si comprare le stesse quantità di alimentari come gli anni passati, questo influirà pesantemente sulle filiere agroalimentari, a partire dalle campagne, dove 1 su 10 è obbligata alla cessazione dell’attività per questa situazione di crisi così precaria; circa il 30% delle attività italiane si trova a lavorare con un bilancio in rosso, per via dell’aumento dei costi di produzione. Nell’agricoltura si registrano degli aumenti del +170% sui concimi, del +90% sui mangimi e del +130% sul gasolio.
“È necessario intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con provvedimenti immediati – conclude Mauro Bianco – per salvare le aziende, con accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali, con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi, tali che i prezzi di produzione non siano superiori agli incassi, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali a alle speculazioni”.