«Benedicta, oggi più che mai la memoria diventa un dovere»
La commemorazione dell'eccidio nazifascista contrassegnata dai parallelismi con i crimini perpetrati in Ucraina
Classe 1926, è stato testimone dell'eccidio della Benedicta. Il suo impegno con tante generazioni
Addio a Pasquale Cinefra, classe 1926, nome di battaglia Ivan, vicecomandante delle Sap di Ovada poi partigiano di montagna, testimone dell’eccidio della Benedicta.
“Per anni presidente dell’Anpi provinciale – ricorda Daniele Borioli – finché ne ha avuto le forze, la sua presenza assidua nel dialogo con le nuove generazioni e in ogni occasione in cui i valori della Resistenza erano chiamati a confrontarsi e rinnovarsi nel presente, è stata costante prova concreta di quanto la scelta partigiana sia ancora oggi il pilastro su cui si regge la nostra convivenza democratica. Ho conosciuto Pasquale nei primi anni di collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Alessandria: il costante e vivace confronto tra lui, diventato nel dopoguerra rappresentante sindacale Cisl alla Morteo di Pozzolo, e figure di primo piano dell’antifascismo comunista e socialista come Carlo Gilardenghi, William Valsesia, Giorgio Canestri, Enzio Gemma e Pierino Guerci ha formato molti di noi, allora giovani militanti e studiosi, a comprendere quale ricco impasto di percorsi umani, prima ancora che politici, fosse stata la lotta per la liberazione e la rinascita democratica dell’Italia”.
«Benedicta, oggi più che mai la memoria diventa un dovere»
La commemorazione dell'eccidio nazifascista contrassegnata dai parallelismi con i crimini perpetrati in Ucraina
“A ‘Ivan’, partigiano sempre, dedico le ultime parole che Salvatore Quasimodo ha scritto per i martiri della Banda Lenti: ‘Gli eroi sono diventati uomini: fortuna per la civiltà. Di questi uomini non resti mai povera l’Italia’. Ciao Pasquale, riposa in pace”.
“Ci lascia un giovanissimo partigiano – è invece il pensiero di Federico Fornaro, capogruppo alla Camera di Leu-Articolo 1 – e un uomo che dedicato l’intera esistenza a promuovere i valori della libertà e della giustizia sociale che furono alla base del suo impegno antifascista. E’ stata esemplare la sua trasmissione dell’esperienza resistenziale, in particolare verso le nuove generazioni e del ricordo dei suoi compagni di lotta. Ci mancherai Pasquale, che la terra ti sia lieve”.
Anche il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, ricorda il partigiano Ivan: “Pasquale Cinefra ci ha lasciato: la sua è stata non solo una ‘lunga vita’ in considerazione dei suoi 96 anni, ma anche una vita davvero ‘esemplare’ proprio nell’arco di tutti questi lunghi anni. Come sindaco e anche a nome dei colleghi di Giunta, dei consiglieri e dell’amministrazione comunale tutta, insieme alla cittadinanza alessandrina, con queste righe sento il dovere di riconoscere quella che ritengo essere stata una vera e propria ‘lezione di vita’ che Pasquale ci ha lasciato. Una lezione iniziata, giovanissimo, decidendo di essere partigiano e, a rischio della propria vita, di scegliere senza indugio le ragioni della libertà e della democrazia combattendo contro il nazi-fascismo sui nostri Appennini”.
Per il primo cittadino “una lezione che, nella consapevolezza del dolore per la perdita di tanti suoi compagni partigiani e delle atrocità di eccidi come quello della Benedicta, nel suo animo non si è trasformata in odio ma in spirito sinceramente combattivo per l’affermazione di valori – fondati sulla libertà, sulla democrazia, sul rispetto della persona, sulla giustizia – che in ultima analisi anelavano alla Pace, al Bene comune, allo sviluppo dei singoli e delle comunità… alla Vita, in totale antitesi rispetto ai valori di morte delle dittatture, di ieri e di oggi. Questa lezione – attraverso l’impegno civico che dal dopo-guerra lo ha visto attivo in molteplici ambiti del volontariato sociale e culturale, in primo luogo l’amatissima Anpi – Pasquale Cinefra non l’ha tenuta solo per sé, ma ha saputo in modo esemplare quanto efficace trasmetterla a tantissime persone, di ogni età”.
“In questo vediamo la grandezza di Pasquale – conclude Abonante – in questa sua capacità di essere credibile e appassionato testimone dei più alti valori del nostro vivere civile, sapendosi rapportare con tutti: giovani e meno giovani, studenti, rappresentanti istituzionali, gente comune e chiunque avesse il piacere di dialogare con lui, anche per pochi minuti, ma cogliendo il suo essere e rimanere, malgrado l’avanzare dell’età, sempre ‘giovane dentro’, sempre fiducioso nel Bene che è compito e responsabilità di tutti ricercare, nella quotidiana salvaguardia della libertà e dei principi democratici. Per tali motivi, la ‘lezione di Pasquale’ non verrà meno e – esprimendo sincere condoglianze alla famiglia e vicinanza all’Anpi alessandrina – sono certo che la comunità alessandrina che ha avuto il privilegio di essere la sua “casa”, insieme all’amministrazione comunale, non solo si impegnerà, ma anche sarà orgogliosa di portare avanti questa ‘lezione di vita’ per gli anni e i decenni a venire. Grazie Pasquale! Riposa in pace!”.
Sentito il cordoglio del Comitato provinciale dell’Anpi: “Pasquale ci lascia alla veneranda età di 96 anni. Ovadese, nasce nel 1926 e giovanissimo entra nelle formazioni partigiane che si costituiscono nell’Appennino Ligure-Piemontese con il nome di battaglia Ivan. In particolare opera nelle Sap di Ovada, poi nella Divisione Garibaldi ‘Mingo’ Brigata Buranello. Ricopre la carica di vice-presidente e poi di Presidente dell’Anpi Provinciale di Alessandria sino al 2016. Ci lascia nel dolore e nella tristezza un combattente, un partigiano, un grande uomo. Raccogliamo con commozione il testimone dei valori di solidarietà, di giustizia sociale e di pace che ci consegna e che ci impegniamo a proseguire nel solco che ha tracciato. Ci associamo al dolore della famiglia alla quale inviamo le più sentite condoglianze”.
Commosso il ricordo di Piercarlo Fabbio, commissario provinciale Udc: “Ho conosciuto Pasquale Cinefra, detto Cif, negli anni Settanta. Militava nella Democrazia Cristiana, voce autorevole ed ascoltata dai dirigenti più maturi e tenuta in considerazione dai più giovani, con i quali Pasquale si fermava spesso a parlare, a raccontare, a narrare storie della nostra libertà. Quando ricordava di essere giunto alla Benedicta, poche ore dopo l’eccidio, gli luccicavano gli occhi e quell’immagine del ruscello rosso del sangue dei giovani partigiani uccisi riempiva le immaginazioni di ognuno di noi. Nella Dc era refrattario alle correnti, non si schierava e, di volta in volta, nei congressi anche più combattuti e divisivi preferiva orientare il suo consenso alle persone portatrici di un dettato politico di livello. Nelle Acli, nonostante le decisioni con il Mcl e la scelta pluralistica dell’Associazione, rimaneva ancorato ai valori dei cristiano-democratici. Con i quartieri negli Anni Ottanta aggiunse un ulteriore nuovo tassello al suo impegno, eletto al Centro in Alessandria, e alla sua instancabile idea di superamento delle barriere. In una stagione ove i partiti imperavano, scelse la lezione della democrazia della partecipazione con Pier Giuseppe Alvigini e aiutò a preparare il superamento della semplice democrazia rappresentativa verso dimensioni più moderne e aderenti all’accesso in politica nei livelli territoriali più minuti”.
“All’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea – ricorda l’ex sindaco di Alessandria – ci si alternava nell’incarico di amministratori, interpretando la sensibilità dei cattolici democratici in modo da arricchire la proposta dell’istituzione e quando la Guerra di Liberazione divenne materia di valutazione storica anche innovativa, Cinefra non fu mai retorico difensore della vulgata, ma attento censore, casomai, delle devianze interpretative di momenti che aveva vissuto personalmente, ma che non voleva essere influenzati da una lettura di parte. Era, come giovane partigiano, l’emblema dell’afflato vasto sul quale la Resistenza aveva fondato il suo percorso di impegno, scelta, coraggio, sacrificio. Nel suo complesso questo è il suo lascito“.
La chiosa di Rita Rossa: “Ci ha lasciati Pasquale Cinefra, nome di battaglia Ivan, Partigiano da sempre e per sempre. I valori della Democrazia per lui vivevano nell’impegno della memoria attiva, nella instancabile opera di testimoniare la Resistenza. Pasquale Amava guardare avanti e insieme con Pierino Guerci ed Enzio Gemma fu tra coloro che sostennero la necessità di affidare ai giovani il testimone della memoria della Resistenza. Ricordare e promuovere le ragioni della Resistenza era, per lui, il legame con le ragioni della Libertà e della Democrazia. Da quell’esperienza e da quel sacrificio ci ricordava che è nata la Costituzione e si è tracciato il profilo di una società dei diritti, dell’uguaglianza e del lavoro; valori che lo hanno visto impegnato, Partigiano e Resistente, in tanti anni di attività sindacale e attiva. Il sui cruccio più grande era proprio questo: non aver ancora visto il pieno dispiegarsi dello spirito della Resistenza nella società e per questo si è battuto sino all’ultimo. Grazie Pasquale per la fermezza e la costanza con cui ci hai insegnato la Resistenza. Per te la terra sarà lieve, ne sono certa”.