Niccolò Pietrasanta “Il tamburello, mix di tecnica e tattica”
Il giovane atleta di Cremolino e il difficile passaggio dalle giovanili alla Serie A
CREMOLINO – «La pallina viaggia molto più veloce. Non c’è proprio paragone». Passa dal campo di Cremolino ma anche dalle trasferte al confine tra Lombardia e Veneto sul quale il tamburello ha ritagliato il suo spazio principale. A sperare di poter far parte di questo mondo a pieno titolo è Niccolò Pietrasanta, esordiente nella squadra guidata da Antonio Surian. Un vero e proprio corso accelerato quello che il giovane giocatore di fondocampo sta affrontando. «È molto dura – confessa – Ma sto facendo di tutto per meritare il mio spazio».
Se dovessi sintetizzare in un immagine il momento del tuo esordio quale utilizzeresti?
Ricordo una forte emozione anche se sono entrato in una fase della partita in cui il risultato era tutto sommato indirizzato. Ho cercato di gestire quello stato d’animo concentrandomi sul gioco e su quello che doveva fare.
Come ti sei avvicinato a questo sport che non è esattamente consueto tra i tuoi coetanei?
Ero piccolino, mio nonno mi portava a vedere le partite perchè era molto appassionato. I primi colpi credo di averli dati li. Ma un impegno più concreto è arrivato quando avevo dodici anni. Mauro Bavazzano ha deciso di avviare una nuova scuole per avvicinare al gioco ragazzi giovani. Io avevo dodici anni. Era il momento di provare. I primi allenamenti sono stati a Basaluzzo.
Hai provato altri sport?
Ho giocato a tennis per un certo periodo. Ancora oggi alterno queste due discipline che per certi versi si assomigliano.
Quale aspetto del gioco ha contribuito maggiormente a far crescere la passione?
Diciamo la gestione complessiva. Se sei a fondocampo devi essere in grado di sostenere il palleggio con i tuoi avversari, ma al tempo stesso cercare il momento giusto per attaccare.
Quindi mischiare capacità personali e tattica?
Esattamente. I due aspetti sono l’istinto ma anche le indicazioni dell’allenatore e di chi gioca con te.
Come hai vissuto l’avvicinamento con gli allenamenti con gli adulti?
Senza dubbio è stata una bella esperienza. Un mondo molto più competitivo rispetto al quale ero abituato. Adattarsi all’inizio non è stato facile. Anche le trasferte sono molto impegnative.
Sei stato protagonista in un recente raduno nazionale. Come ti sei trovato?
È stato un vero e proprio casting. Molto impegnativo ma bello. Ho visto giocatori fortissimi.
Qual è, a tuo giudizio, l’indicatore più attendibile di un livello più alto?
I colpi sono più pesanti da gestire e non puoi permetterti il minimo errore. Se accorci lo scambio ti esponi al punto avversario.
Parlavi delle indicazioni dei tuoi compagni. Ti alleni con un veterano come Daniele Ferrero. Cerchi di rubargli qualche segreto?
Si. In allenamento lo osservo sempre. Quello che mi stupisce e che sto cercando di imparare è la sua capacità di muoversi anticipando in qualche modo la palla. E così ci arriva sempre nel modo migliore per colpirla.
Stai cercando di imparare?
Si. Ma soprattutto devo imparare a tenere palleggi più prolungati. In alcune situazioni faccio fatica.
Stai vedendo i giocatori più importanti del panorama della Serie A. C’è qualcuno che ti ha impressionato?
Si, tanti. Ma se devo fare un nome il mio compagno Tanino. Anche lui è sempre nella posizione giusta. E poi tira colpi fortissimi.