Ilaria Cavanna: “Forza e tecnica per lanciare il martello”
L'atleta ovadese di recente ai campionati italiani. "Una delusione ma mi aiuterà a crescere"
OVADA – «Il risultato dei campionati italiani ancora mi brucia». Da quell’undicesimo posto un po’ deludente sono passati due mesi. Ci ripensa ma guarda anche avanti Ilaria Cavanna, 17 anni, forse la più brillante interprete in un’Atletica Ovadese che negli ultimi anni ha dedicato molto spazio ai lanci. L’attrezzo scelto è il martello, decisione insolita.
Come ti sei avvicinata a questo mondo?
Avevo 12 anni, la mia amica Penelope Ottonello mi ha spinto a provare con l’atletica. Un anno ai campionati di squadra ho provato diverse specialità per portare più punti. Il primo approccio l’ho avuto li.
Un amore a prima vista?
Diciamo che il primo scoglio è stato l’acquisizione di una buona tecnica. Ci ho impiegato un anno e mezzo, forse due. Per alcuni miei coetanei è stato più semplice. All’inizio a convincermi ad andare avanti è stato l’ambiente di allenamento molto positivo e coinvolgente.
Spieghiamo la tecnica di lancio a chi non conosce molto questo sport?
Lo scopo è quello di girare su se stessi, acquisendo velocità. Di norma sono 3 o 4 per non uscire dalla pedana. Al mondo un solo atleta riesce a farne cinque. Bisogna essere abili ad alternare la posizione dei piedi, fra tacco e punta, a seconda della posizione. Il senso di rotazione dipende dal braccio utilizzato per il lancio. Tutto dev’essere più efficace possibile.
In che senso?
Lo scorso anno ho fatto i campionati italiani con tre giri. Durante la preparazione invernale abbiamo provato ad aggiungere il quarto. Ma non mi sentivo a mio agio. Così ho deciso di tornare a tre. La tecnica e basilare e bisogna lavorarci costantemente: ci sono periodi in cui tutto sembra a posto, altri in cui è più difficile.
Ci racconti dei campionati italiani?
Il rammarico maggiore è dettato dal fatto che l’ingresso nelle prime otto era assolutamente alla mia portata. Sarebbe stato sufficiente un lancio sui 48 metri. Anzi, devo dire che in prova ero arriva a 50. Una volta in gara non sono riuscita a dare il meglio. Anche la componente psicologica gioca un ruolo importante ed è una componente da gestire.
In gara ai tre tentativi per entrare in finale. In quel caso se ne aggiungono altri tre. Come si gestiscono attese, avvicinamenti al proprio turno?
La cosa migliore è concentrarsi sulla propria esecuzione. Quello dev’essere l’obiettivo. Certo, se i primi tentativi non sono produttivi poi si possono fare scelte diverse.
In che senso?
Nel mio caso con due giri ho un personale sui 48 metri che mi avrebbe comunque consentito l’ingresso nelle otto per la finale. Ma confrontandomi con l’allenatore abbiamo deciso che non avrebbe avuto senso accantonare tutto il lavoro dei mesi precedenti. Per questo ho voluto comunque provare con tre. Il dispiacere è stato forte ma si guarda avanti.
A cosa in particolare?
Con il cambio di categoria, l’anno prossimo il peso del martello salirà a quattro chili. Può sembrare un dettaglio ma in realtà la differenza è significativa. Quindi nell’immediato si tratterà di lavorare per confermare l’attuale misura anche in questa nuova situazione.
E per il futuro quale pensi possa essere un margine di crescita attendibile?
Penso di poter ambire a raggiungere i 60 metri. Ma se devo essere sincera non mi concentro su questo aspetto. La mia attenzione va a ogni singola seduta di allenamento, al modo in cui trarne il massimo beneficio.