«Non copriamo solo le emergenze. Tanti chilometri per i nostri pazienti»
L’associazione rimane un vero baluardo per un territorio soggetto a tagli e età media elevata
OVADA – «Nelle ultime due ore il telefono non ha mai smesso di squillare». In attesa che sia terminato il restyling della storica sede acquistata un paio d’anni fa dall’Asl, l’ufficio principale dell’associazione è stato dirottato in una struttura provvisoria. Al suo interno direttore dei servizi e militi di supporto si cimentano in logistica per coprire le richieste in arrivo ogni giorno.
«L’emergenza – spiega Giuseppe Barisione, presidente della Croce Verde Ovadese – è solo una delle tante incombenze. Ogni giorno siamo al fianco di chi ha bisogno di prestazioni sanitarie e esami: in media parliamo di almeno 25 servizi giornalieri con tempi che si stanno allungando e numero più alto di chilometri da percorrere».
Ricambio difficile
Nel dettaglio parliamo di dialisi, visite con specialisti in provincia di Alessandria e qualche volta a Genova. Trasferimenti dall’ospedale.
«Con la Croce Bianca di Acqui – chiarisce Alberto Nicolai, direttore dei servizi – dobbiamo occuparci di un territorio molto ampio. La fortuna è quella di poter contare ancora su un buon numero di volontari da molti anni impegnati con noi. Ma i fatti più recenti (il Covid in particolare ndr) hanno accelerato una transizione già avviata e allontanato nuovi potenziali militi».
In un territorio di sedici comuni che negli ultimi anni ha visto un calo demografico molto forte proprio nella fascia tra 25 e 40 anni trovare forze nuove diventa fondamentale. Il corso annuale partirà a settembre. L’intenzione era di avviarlo in primavera. «Ma gli iscritti – spiegano i formatori – erano pochi. Tra defezioni e altro, nella migliore delle ipotesi solo la metà viene inserita stabilmente nell’elenco dei volontari».
I ragazzi spesso faticano a impegnarsi anche perché diretti fuori città da esigenze di studio e lavoro. E così i progetti per il servizio civile rivolti a chi ha tra 18 e 28 anni divengono lo strumento più efficace, e meno macchinoso, per il reclutamento. «Lo scorso anno c’erano dodici posti per due distinti progetti. Ne abbiamo coperti la metà. Molti al termine rimangono con noi perché riconoscono il valore di un’esperienza che contribuisce a formarli».
Storie personali
Gli esempi sono molti. Andrea Volpara ha 25 anni, da poco laureato in psicologia, si è aggregato proprio nel 2020. «Il volontariato – spiega – ti insegna il valore del gruppo. A me poi è stato molto utile: ho capito che ogni paziente ha la sua storia, il suo modo di vivere la sua condizione». «A volte – conclude Barisione – si pensa al nostro impegno come a qualcosa di scontato. In realtà il rischio è che nei prossimi anni non si più così».
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