Alessandria, i Pfas nel sangue e le responsabilità di chi non ha fatto nulla
La prima tranche della indagine epidemiologica evidenzia un aumento significativo di patologie, anche gravi, in un raggio di tre chilometri…
Il Pd interviene sui dati dell'inchiesta portata avanti da una tv belga sul polo chimico. E sulle ricadute sulla popolazione
“Le notizie relative all’indagine dell’Università di Liegi sulla presenza di Pfas in quantità preoccupanti nel sangue gli abitanti di Spinetta Marengo riporta al centro delle nostre preoccupazioni la necessità di una attenzione forte a quanto accade nel sobborgo alessandrino”: così il segretario provinciale del Pd, Otello Marilli, interviene sull’inchiesta portata avanti da una tv belga.
“Le istituzioni, Stato e Regione in primis, devano governare una transizione green che sia capace di coniugare il mantenimento degli standard produttivi e soprattutto lavorativi con il rispetto della salute, dell’ambiente e della qualità della vita delle persone – aggiunge – Se quanto accaduto negli anni passati con il polo chimico ha determinato rischi per la vita dei cittadini, la bonifica non è solo urgente e necessaria, ma deve accompagnarsi ad un piano di risarcimento, attenzione e tutela della salute di tutti gli abitanti di Spinetta: per questo chiederemo al consigliere regionale Domenico Ravetti di sollecitare la Regione perché si attivi in tempi rapidi per quanto di sua competenza per le attività di controllo e monitoraggio”.
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La prima tranche della indagine epidemiologica evidenzia un aumento significativo di patologie, anche gravi, in un raggio di tre chilometri…
Secondo Marilli, “in particolare riteniamo fondamentale che la Giunta regionale predisponga gli atti di indirizzo per le Aziende Sanitarie Regionali finalizzati ad avviare uno studio epidemiologico i cui esiti siano sul piano scientifico inconfutabili su un campione sufficientemente ampio di cittadini. Siamo convinti che non possa esistere sviluppo senza che si accompagni alla sostenibilità”.
«La Solvay è un’azienda di livello mondiale con ricadute tutte locali – concorda Rita Rossa, candidata al Senato – Ciò comporta che gli aspetti che riguardano sicurezza ambientale, salute dei cittadini, della città e del territorio e qualità del lavoro devono essere affrontati ad un tavolo nazionale e regionale, oltre che locale. Governo e Regione, Asl e Arpa, insieme con l’Amministrazione Comunale e con il supporto dell’Università, devono dare avvio ad un coordinamento, mettere a punto strumenti e metodi per dare trasparenza e verificabilità alle azioni di bonifica. Si dia avvio all’indagine epidemiologica e si rendano leggibili i dati. Si chieda a Solvay di farsi ulteriormente carico, oltre che degli interventi già effettuati, delle bonifiche necessarie e degli investimenti che servono per mettere in sicurezza il territorio. Infine è inderogabile che l’Asl si esprima”.
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“E’ chiaro che si tratta di una questione che non può in alcun modo essere sottovalutata – chiosa Daniele Borioli, candidato alla Camera dei Deputati – In gioco sono la salute e la salubrità di un contesto in cui vivono migliaia di persone, che hanno bisogno di avere certezze e informazioni fornite da soggetti qualificati e indipendenti, dotati delle necessarie metodologie di rilevazione scientifica. Per questo occorre il coinvolgimento delle istituzioni regionali e statali e dei massimi livelli scientifici. A cominciare dall’Università. La popolazione e i lavoratori del polo chimico hanno diritto di conoscere i livelli di rischio e le misure necessarie per abbatterli, salvaguardando nel contempo l’occupazione».