Quando via Gilardini era la “circonvallazione”
Dagli archivi dell'Accademia Urbense uno spaccato della città del passato
OVADA – Molti ovadesi la chiamano ancora «ei Carugiu Vagiu». Via Gilardini è il «Vico Vecchio», tra via Buffa, via Cairoli e l’ingresso in piazza Assunta, che ha visto giorni migliori. Eppure la via ha una storia importante. E la testimonianza è affiorata qualche giorno fa grazie al rifacimento di molte facciate. Una in particolare ha visto riemergere la data dell’anno 1686, opportunamente riquadrata. A spendere qualche parola su quell’indicazione è oggi Paolo Bavazzano, storico e presidente dell’Accademia Urbense di Ovada.
Economia e politica
«La scoperta – racconta Bavazzano – è avvenuta al numero civico 7. Parte dell’edificio prospetta sull’originaria Piazzetta della Legna. Si può supporre che il 1686 sia l’anno in cui il caseggiato fu sopraelevato. La via, infatti, è da ritenersi molto più antica di quanto si può pensare e confluiva, come adesso, in via Bisagno, cruciale percorso della rete viaria cittadina. In effetti, possiamo considerarla la prima circonvallazione di collegamento fra i due torrenti. Essa consentiva di raggiungere la regione Pizzo di Gallo, Belforte e le mulattiere che s’inerpicavano verso il Giogo appenninico». All’epoca camminare era il sistema di spostamento più diffuso. Il catasto del 1798 ci viene in ulteriore aiuto: i proprietari del caseggiato i signori Giacomo Toso (o Tosi), Mattia Giacchero e Gio Antonio Torriello (o Torrielli). Tra i confinanti è citata la Piazza della Libertà, senz’altro l’attuale Piazza Assunta sulla quale fu piantato l’Albero della Libertà. «Lo cronache del tempo – conclude Bavazzano – ricordano inoltre che ogni quartiere piantò il proprio albero, simbolo d’indipendenza, il quale fu abbattuto e rimesso, a seconda delle truppe occupanti e dei rivolgimenti politici.