Act Consumatori su Terme: “Troppo disinteresse”
"Non si può lasciare nelle mani di un privato il destino di Acqui Terme"
ACQUI TERME – La questione Terme è da tempo sotto la lente d’ingrandimento di Act Consumatori. Alla vigilia di una raccolta firma associata a una petizione rivolta alla Regione Piemonte affinché da una parte venga garantito il diritto alla salute e dall’altra restituita dignità alla città bollente il presidente Massimo Antonucci denuncia una situazione di stallo definita “scandalosa”.
Nel suo “j’accuse” Antonucci inizia dalla nuova amministrazione comunale: «L’economia acquese è in ginocchio – dichiara – e il Comune sta subendo passivamente le decisioni di Finsystem. Leggo sui giornali dichiarazioni attribuite al sindaco Danilo Rapetti che mi lasciano basito: “In attesa della riapertura puntiamo su tutto quello che la città ha da offrire”. Capisco il fresco insediamento, ma mi permetto di dissentire: non si può lasciare nelle mani di un privato il destino di Acqui Terme. Il primo cittadino dovrebbe impegnarsi con tutti gli strumenti, anche di moral suasion a tutti i livelli, affinché gli stabilimenti riaprano. Questa è la priorità. Al momento il “continuo e proficuo dialogo” di cui leggo sui giornali non ha portato a nulla se non a posticipare la data di una riapertura che sembra più un “contentino” (o l’ennesima presa in giro?) che una seria strategia economica».
“Ancot a cosa serve? E i sindacati? Soddisfatti?”
Dure critiche anche nei riguardi di Ancot, l’Associazione Nazionale dei Comuni Termali: «A cosa servono queste organizzazioni – si chiede Antonucci – se non si mobilitano e prendono posizione di fronte a uno scempio del genere? Prima delle elezioni abbiamo ricevuto disponibilità a sostenere la nostra battaglia sulle Terme. È ancora valida o la comunione di intenti si è sciolta al sole?». E ce n’è anche per partiti e sindacati: «Devo dedurre che siano soddisfatti di quanto ottenuto nell’accordo di maggio e di come la parte patronale stia gestendo contratti, professionalità e aperture».
Inevitabile, infine, un’aspra chiosa che ha Finsystem come destinatario: «Dubito della loro capacità imprenditoriale. E’ serio stipulare un accordo con i lavoratori, illudere una città e poi non riuscire a rispettarlo perché è stato licenziato il personale tecnico qualificato indispensabile alla riapertura degli stabilimenti? Sui giornali leggo di “problemi tecnici”. La domanda nasce spontanea: sono legati ad eventi imprevedibili o sono l’effetto di una carente manutenzione di anni? I futuribili pazienti potranno contare su una struttura efficiente a norma di legge? La questione termale non è secondaria, è la vera sfida a cui è chiamato il presente acquese. Attendere che le cose migliorino da sole ritengo sia colpevole quanto “fare economia” sulla pelle dei cittadini e dei malati. Esorto quindi ognuno di fare il proprio dovere».