Spinetta, la falda è inquinata ben oltre l’effetto della barriera idraulica
Arpa ha pubblicato i dati riferiti al periodo ‘dicembre 2021 - marzo 2022’ e non sono incoraggianti
Avvocati Santa Maria e Bolognesi: "... Emersa l’impossibilità fattuale e giuridica di configurare una qualunque ipotesi di reato ambientale a carico di Solvay e dei suoi dirigenti"
ALESSANDRIA – Sulla situazione dell’inquinamento che interessa la Fraschetta (e non solo) è in atto un’inchiesta da parte della Procura alessandrina che, a quel che ci risulta, è ancora aperta.
Sul punto abbiamo ricevuto alcune dichiarazioni dei legali di Solvay, gli avvocati Luca Santa Maria e Dario Bolognesi, che pubblichiamo.
Spinetta, la falda è inquinata ben oltre l’effetto della barriera idraulica
Arpa ha pubblicato i dati riferiti al periodo ‘dicembre 2021 - marzo 2022’ e non sono incoraggianti
“Dopo approfondite e lunghe indagini preliminari condotte dal Procuratore Capo, dai NOE di Alessandria con il supporto di Arpa, è emerso, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’impossibilità fattuale e giuridica di configurare una qualunque ipotesi di reato ambientale a carico di Solvay e dei suoi dirigenti.
L’inquinamento secolare interno ed esterno allo stabilimento di Spinetta Marengo, causato dalla gestione industriale di Montedison e Ausimont, sta da anni nettamente diminuendo per effetto delle innumerevoli attività di messa in sicurezza e di bonifica attuate da Solvay.
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L'azienda interviene dopo la pubblicazione del report di dicembre 2021 - marzo 2022
E’ bene ricordare che queste attività – iniziate nel 2008 – si sono sempre svolte sotto la diligente e scrupolosa vigilanza da parte di Arpa e di tutti gli Enti Pubblici della Conferenza dei Servizi, sulla base di un programma compendiato nel Progetto Operativo di Bonifica approvato dalla Conferenza dei Servizi nel 2012. Il fatto che dalle indagini di Arpa emerga che tuttora è presente un inquinamento residuo di un’attività industriale secolare è normale e prevedibile.
Tutti devono sapere – e sul punto non v’è mai stato disaccordo tra Solvay ed Enti pubblici ed anzi era chiaro sin dal Progetto Operativo di Bonifica del 2012 – che un inquinamento delle dimensioni di quello lasciato da Montedison ed Ausimont in eredità a Solvay e alla intera comunità, non può essere risolto prima di almeno vent’anni. Nulla più e meglio di quel che ha fatto Solvay poteva e può esser fatto per ridurre al minimo il tempo comunque lungo necessario per la bonifica del sito.
Arpa stessa non potrà non riconoscere la rilevanza eccezionale delle azioni intraprese da Solvay nel tempo e i risultati già conseguiti.
Il caso di Spinetta Marengo deve essere considerato un caso esemplare – e tutt’altro che frequente in Italia – di un’azione responsabile – ed economicamente molto dispendiosa – di bonifica e messa in sicurezza svolta dall’impresa privata – pur non colpevole dell’inquinamento – con il fondamentale contributo della parte pubblica.
Qualunque accusa a Solvay è quindi ingiusta e inutile perché nessuno ha provato con argomenti seri che si potesse fare più e meglio di quanto ha fatto e ancora farà Solvay per la bonifica dentro e fuori lo stabilimento.
Come difensori di Solvay attendiamo, quindi, con serena fiducia le determinazioni della Procura della Repubblica”.
Ricordiamo, per dovere di informazione, che l’inchiesta aperta nel 2008, più nome come “Il caso Cromo Esavalente” si concretizzò con un processo che si è chiuso definitivamente nel dicembre 2019 quando la Corte di Cassazione ha sancito un Disastro innominato e condannato Ausimont e Solvay.