L’importante è avere amici in segreteria
Gli alessandrini e le poche possibilità di essere eletti. Una legge elettorale molto discutibile
ALESSANDRIA – I posti “buoni” sono pochi e quelli che li pretendono sono troppi. “Il primo problema è tagliare” ha detto Riccardo Molinari, numero uno della Lega in Piemonte, colui al quale spetta un ruolo importanti per l’attribuzione dei posti nelle liste elettorali. Tradotto: inutile che ci si faccia tante illusioni, perché i collegi sono cambiati, il numero di parlamentari è diminuito, gli uscenti hanno (di solito) diritto ad accaparrarsi le sistemazioni migliori…
Molinari ha spiegato, ad esempio, che il Piemonte, a oggi, esprime 18 parlamentari della Lega. Con la nuova ripartizione dei collegi e la diminuzione degli eleggibili, i posti “buoni” di cui si diceva possono essere 9, mal contati. Perché bisogna tenere conto della necessità di soddisfare gli alleati, compresi i vertici nazionali che, spesso e volentieri, hanno necessità di mandare in collegi blindati quei candidati che “devono” uscire.
Il sistema elettorale
Tutto ciò senza tenere in considerazione quello che dovrebbe essere l’aspetto principale: la volontà dell’elettore. La quale è calpestata da giochi di palazzo che sono la conseguenza di una legge elettorale che si vuol sempre cambiare soltanto a parole. Ma sulla quale non si incide (o non si è ancora inciso) proprio perché lascia il potere nelle mani delle segreterie dei partiti. Quindi: chi ha amici là dove si decide ha molte più chance di essere candidato “con riguardo” rispetto ad altri che se ne stanno in periferia e possono contare “solo” sul voto popolare e sulle preferenze (che il Rosatellum, come noto, non prevede).
Il problema non è solo della Lega, partito che prendiamo come esempio perché, nel 2018, qui è stato il più forte. Fratelli d’Italia, che è in decisa ascesa rispetto a 4 anni fa, si trova nelle medesime condizioni. Idem nel centrosinistra, dove, per giunta, col patto Letta-Calenda anche i neofiti di Azione chiedono posti blindati. Tradotto in numeri: dei 15 collegi piemontesi (10 per la Camera, 5 per il Senato), secondo la ripartizione suggellata in settimana, ad Azione (con +Europa) dovrebbero essere assegnate quattro candidature (di fatto da sottrarre al Pd).
Gli speranzosi
E qui, per arrivare ai nomi, entra in scena Giovanni Barosini, presidente del Consiglio comunale di Alessandria, uomo forte di Azione in Piemonte (anche se il leader è Enrico Costa, che si tutelerà di certo). Naturalmente, al “Baro” non dispiacerebbe un posto in Parlamento. Essendo un campione di preferenze, non gli sarebbe spiaciuto neppure mettersi alla prova dell’elettorato. Invece dovrà sottostare ai desiderata di Calenda prima e di Costa poi.
Dalle “amicizie” nelle segreterie dipendono anche le fortune, ad esempio, di Enzo Amich, Emanuele Locci e Fabrizio Priano di Fratelli d’Italia, di Luca Rossi e Davide Buzzi Langhi di Forza Italia, di Cinzia Lumiera della Lega, Rita Rossa e Daniele Borioli del Pd, giusto per parlare di chi, in queste ore, ha sicuramente il telefono accesso. Poi ci sono Lino Pettazzi (Lega) e Massimo Berutti (Italia al centro) che, per motivi diversi, sono incognite, benché parlamentari uscenti.
Più garantito Federico Fornaro di Articolo Uno, alleato col Pd: per l’importanza che ricopre a livello nazionale, non dovrebbe avere problemi a garantirsi una collocazione sicura.
Parlamentarie
Infine, Susy Matrisciano, senatrice dei Cinque Stelle: si sottoporrà alle parlamentarie grilline, per le quali ci si può iscrivere fino alle 12 di lunedì. Non saranno la panacea, ma almeno un (timido) tentativo di privilegiare la democrazia e la volontà popolare (se non altro degli iscritti al Movimento).