Deambrogio: «Problema delle liste d’attesa? Servono più specialisti»
Il commento segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista
TORINO – Il segretario regionale piemontese del Partito della Rifondazione Comunista, il casalese Alberto Deambrogio, si è espresso rispetto alla decisione della giunta regionale piemontese di affidare a soggetti privati una serie di prestazioni diagnostiche utili per smaltire le liste di attesa «arrivata ad uno snodo decisivo. I privati, in questi giorni hanno detto la loro, guadagnando la ribalta della stampa regionale».
Continua Deambrogio: «Rilevo innanzitutto la volontà dei soggetti della sanità privata di non andare in rotta di collisione con l’amministrazione regionale. Alla fine nessuno contesta troppo la tariffa dei venti euro lordi a visita, con la speranza dichiarata di arrivare alla fidelizzazione dei pazienti/clienti, che, mentre cercano di risolvere i loro problemi più pressanti, possono sempre fermarsi per ulteriori accertamenti presso la medesima struttura; insomma l’affare si intravvede.
A nostro avviso però il tema della remunerazione delle prestazioni non è quello dirimente al fine della risoluzione del problema, assai acuto presso la cittadinanza, delle liste di attesa. Queste ultime si sono gonfiate durante la pandemia da Covid, ma rappresentano un problema strutturale. I privati, è vero, hanno aperto le loro agende, ma subito hanno dichiarato di non essere in grado di dare risposte in modo complessivo. Il perché è presto individuato: mancano gli specialisti sia nel pubblico che nel privato, che non a caso mette subito le mani avanti. Rimane infine tutto in campo il tema irrisolto delle prestazioni inappropriate: le Asl non sono in grado di fare una analisi più precisa dei bisogni suddivisi per età, patologie ecc. Bisogna dunque capire meglio quali sono gli esami non propriamente utili che contribuiscono a ingolfare le liste di attesa».
Conclude Deambrogio: «È del tutto evidente che neanche i privati possono risolvere il problema delle liste d’attesa. Servono nuovi specialisti e serve rompere l’assurdo tetto al limite di assunzione. Se questo non accadrà saremo sempre di fronte al rimescolamento tattico delle risorse esistenti e cioè, per altri versi, all’insoddisfazione delle persone in attesa di attenzione e cura. Bisognerà ricordarsene pure dentro una campagna elettorale da cui questi temi rischiano di sparire».