Andar per sentieri rende felici: ma qualcuno li deve mantenere
Se ne occupa la Commissione Sentieri del Cai: ecco il racconto di una tipica giornata di volontariato in val Borbera
Riceviamo e pubblichiamo dal Cai di Novi Ligure:
Andar per sentieri, che cosa significa? Vuol soltanto dire fare escursioni in ambienti naturali e godere delle bellezze che ci offrono? No, non è solo questo ma è anche il non stare fermi e muoversi quindi praticare attività che fa bene alla salute del nostro corpo e della nostra mente perché scatena le endorfine. È stato pubblicato recentemente uno studio dell’Università inglese di Cambridge circa gli influssi positivi dell’attività motoria sull’umore che ha messo in evidenza il legame tra attività fisica e felicità individuale su oltre 10.000 persone. Dallo studio è emerso che se nell’ultimo quarto d’ora l’individuo era attivo fisicamente, il suo livello di felicità risultava più alto.
Nel lungo periodo, valutando lo stato di benessere complessivo, i più soddisfatti della vita sono proprio coloro che tendono a muoversi di più. Inoltre, specialmente se si fa parte di associazioni preposte all’organizzazione di passeggiate a diversi livelli come per esempio il Cai, è anche stare insieme ad altri individui, un modo sano per incontrare persone con il proprio stile di vita, indipendentemente dal fatto che siano dello stesso sesso o che si tratti semplicemente di condividere passioni ed amicizie.
La premessa che avete appena letto è per arrivare a spiegare un fatto molto importante: i sentieri non si creano e non restano puliti e praticabili in sicurezza in modo naturale, devono essere rilevati, accatastati, mantenuti, muniti di segnavia che indichino il percorso e il grado di difficoltà.
Questo compito è svolto da volontari che con cadenza regolare pulisce, segna, mette bandierine e frecce segnaletiche. Nel Cai di Novi Ligure esiste da tempo la “Commissione Sentieri” un gruppo abbastanza nutrito di persone che si occupa del secondo settore montano della provincia di Alessandria: val Borbera, valle Spinti, Bassa valle Scrivia e parte della val Lemme.
Per fare un esempio e raccontare ciò che viene compiuto, martedì scorso due squadre del Cai Novi hanno lavorato su due percorsi. La prima squadra si è dedicata al sentiero 243 da Croso, piccola frazione di Carrega Ligure, ancora abitata da qualche famiglia, soprattutto nel periodo estivo e l’altra sui sentieri 269 e 255 da Rocchetta Ligure, un comune le cui origini risalgono all’anno mille che sorge sulla sponda sinistra del torrente Sisola a Pagliaro inferiore, un piccolissimo borgo molto caratteristico.
Io facevo parte della seconda squadra insieme al nostro presidente Antonio Repetto e a Michele un operatore sentieri come me. Siamo partiti alle 8 verso Rocchetta, sull’auto avevamo tutto il necessario: motosega, pennelli, vernice bianca e rossa. Faceva molto caldo e ci siamo incamminati verso l’inizio del percorso che è uno dei più ardui e adatto solo agli escursionisti esperti; ci sono strapiombi e la prima parte è munita di cavo d’acciaio a cui ci si può sorreggere.
I segni bianco-rossi c’erano ancora ma poco visibili per cui li abbiamo rinfrescati sia sugli alberi che sulle pietre. Siamo saliti facendo molta attenzione, il costone è formato di conglomerati della formazione rocciosa di Savignone costituita da ciottoli arrotondati, cementati da una malta calcarea sui quali è facile scivolare.
Antonio ha tagliato rami secchi o che ostruivano il passaggio, io e Michele, abbiamo pitturato sassi e inchiodato bandierine con il numero del sentiero. Abbiamo salutato una vipera che se n’è andata appena si è accorta di noi e verso mezzogiorno, accaldati ma non troppo stanchi eravamo in cima.
Una breve sosta per rifocillarsi e prendere fiato e poi via, verso il sentiero 255 che porta a Pagliaro. Lì abbiamo trovato molti alberi caduti e Antonio si è dedicato a tagliarli, mentre io e Michele li accatastavamo su un lato. Per fortuna eravamo nel bosco ai piedi di castagni secolari; il sole ne lambiva le cime ma non riusciva a farsi largo tra i rami così siamo riusciti a concludere la nostra missione all’ombra.
Finalmente siamo giunti alla nostra meta, il greto del torrente Sisola che lambisce la frazione Pagliaro inferiore, erano le 17. Dopo avere riposto tutto in auto ci siamo concessi una birra a Pertuso, ce la siamo meritata!