L'ira di Coldiretti: "Basta cinghiali!"
Un documento per spiegare che la peste "non è dei maiali". I danni all'agricoltura
Dalla Regione chiedono di cambiare le leggi. Danni per gli allevamenti
TORINO – Si è tenuto all’inizio di questa settimana il consiglio regionale aperto dedicato alla Peste suina africana, un problema che, ormai da sette mesi, interessa da vicino la nostra provincia, oltre che quella di Genova.
“Il rischio di un passaggio della Peste suina dalla fauna selvatica agli allevamenti sarebbe un danno che, unendosi alle altre emergenze che stiamo vivendo, provocherebbe un colpo spaventoso all’economia del Piemonte”: ha detto il presidente della Regione, Alberto Cirio. Che ha aggiunto: “Ci stiamo muovendo nel rispetto delle indicazioni tecniche che arrivano dall’Europa e che sono tarate sull’esperienza di altri Paesi che hanno contenuto o risolto il problema con le reti, che sembrano essere l’unico strumento reale per proteggere dalla diffusione del virus. Dobbiamo garantire l’interesse economico di un comparto fondamentale della nostra economia, ma anche affrontare in modo diverso il tema della fauna selvatica, problema non più solo agricolo per quanto grave per i danni che provoca, ma anche di sicurezza pubblica”.
Secondo Cirio, “fare di più non è possibile se non cambiano le norme nazionali sui limiti agli abbattimenti straordinari, talmente vincolati da risultare inefficaci. Non stiamo parlando di caccia ma di ordine pubblico, eppure senza leggi chiare che permettano interventi chiari il problema non lo risolveremo mai. Come Conferenza delle Regioni abbiamo chiesto a gran voce al Governo una presa di posizione”.
L'ira di Coldiretti: "Basta cinghiali!"
Un documento per spiegare che la peste "non è dei maiali". I danni all'agricoltura
Ad aprire la seduta era stato il vicepresidente Fabio Carosso, che ha detto: “A oggi, la situazione dell’infezione presenta un’espansione contenuta grazie alla pre-esistente barriera costituita dalla rete autostradale A26-A7 e alle tempestive misure di contenimento adottate, ma non possiamo tuttavia permetterci di allentare la guardia” ed ha anticipato che “a giorni verrà varato il piano definitivo di interventi urgenti per il depopolamento e l’eradicazione della malattia che, in combinazione con l’innalzamento delle barriere, speriamo possa dare in breve tempo risultati tangibili. Dobbiamo essere chiari: è in gioco la sopravvivenza di un comparto strategico dell’economia piemontese e nazionale, che vale l’1,5 del Pil e che solo per l’esportazione ammonta a 1,7 miliardi di euro. Abbiamo il dovere di fare quanto è possibile sulla base delle indicazioni e delle esperienze maturate in altri Paesi”.
L’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa, ha lamentato che “quando un allevamento è messo in sicurezza, basta il ritrovamento di una carcassa infetta nei pressi per far scattare l’abbattimento di tutti gli animali sani. Si poteva intervenire con la caccia programmata, che porta risultati, ma si è dovuto interrompere per decisione delle circolari ministeriali”.
Protopapa: "I danni all’agricoltura sono insostenibili e le nostre strade non sono più sicure"
“Non si può perdere la vita per un cinghiale. Questa tragedia è inaccettabile. Denunciamo da tempo che il problema è…
E l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi ha definito la situazione sanitaria “sotto controllo” ed ha affermato che “per contenere l’epidemia, che non ha alcun impatto sulla salute pubblica ma ha ricadute sull’economia e sull’immagine del Piemonte, come Assessorato alla Sanità abbiamo posto in essere tutte le azioni possibili. Uno dei primi e più importanti interventi è stato abbattere tutti i 7.000 suini presenti nella zona infetta, per evitare che il contagio potesse passare dai cinghiali ai maiali”.