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Il consigliere regionale Poggio (Lega): "L'acqua deve rimanere un bene pubblico"
“La crisi idrica sta assumendo, in vaste aree della provincia di Alessandria, un livello di tale criticità da diventare vera e propria emergenza. I nostri amministratori sono in prima linea, a stretto contatto con le loro comunità di riferimento, e pronti ad operare in sinergia con l’Ente Provincia, le Autorità d’Ambito e la Regione Piemonte. Non bisogna perdere altro tempo, e occorre pensare a strategie che fronteggino l’immediato, ma guardino anche al medio lungo periodo”: Daniele Poggio, consigliere regionale e segretario provinciale della Lega, è stato a lungo sindaco e amministratore del suo comune, Capriata d’Orba, di cui è tutt’ora consigliere comunale, e la questione dell’acqua la conosce a fondo.
“E’ una priorità assoluta, che riguarda tutti noi come privati cittadini, ma che si rivela anche di vitale importanza per diverse filiere economiche, dall’agricoltura agli allevamenti di bestiame. Senz’acqua, o con acqua poco controllata e sicura, un territorio non ha futuro”.
A fronte di decine di Comuni alessandrini già in conclamata crisi idrica, dall’Acquese all’Ovadese, fino al Tortonese e al Casalese, il segretario provinciale della Lega evidenzia l’importanza del gioco di squadra, e mette l’accento sull’importanza degli investimenti in infrastrutture, e dell’acqua come risorsa primaria, a disposizione di tutti, e assolutamente di proprietà pubblica: “In questi anni sono state stanziate ingenti risorse per l’ammodernamento dei nostri acquedotti, in maniera da evitare l’ingente dispersione di acqua, che talora arriva a percentuale del 30/40%. Importante che i lavori procedano ovunque a tappe forzate, e altrettanto necessario è realizzare invasi per il recupero e il riutilizzo dell’acqua piovana, oltre che a sensibilizzare la popolazione, soprattutto le nuove generazioni, a un utilizzo razionale della risorsa acqua: indispensabile, ma certamente anche non infinita”.
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“Il 12 giugno del 2011 26 milioni di italiani si recarono alle urne per chiedere senza mezzi termini che l’acqua restasse un bene di natura esclusivamente pubblica e che da essa non si traesse profitto. Sappiamo bene che oggi il quadro è decisamente diverso, e che l’acqua è troppo spesso gestita da società per azioni ad azionariato sia pubblico che privato, con una divisione di utili tra gli azionisti. Un tema questo che non è più eludibile: l’acqua, bene sempre più scarso, non può e non deve in nessun modo diventare un business per pochi sulla pelle dell’intera popolazione”