Da Act Consumatori una petizione per riaprire il “Regina”
Antonucci: "Violato il diritto alla Salute. L’Autorità intervenga subito"
ACQUI TERME – L’associazione Act Consumatori torna a denunciare quello che senza mezza termini definisce «uno spregio di un diritto costituzionale». Il riferimento va alla chiusura prolungata degli stabilimenti termali: da inizio agosto la dirigenza genovese (per il momento) ha infatti posticipato la riapertura a fine agosto.
«E’ una situazione inaccettabile. Da mesi, a causa della totale chiusura di tutti gli stabilimenti termali, cittadini e visitatori subiscono un’intollerabile violazione del diritto alla salute, l’unico ad essere definito “inviolabile” dalla Costituzione Italiana e dalla Carta dei Diritti Fondamentali della Comunità Europea», dichiara il presidente di Act, Massimo Antonucci.
“Priorità di interesse pubblico”
Act Consumatori ha quindi deciso di adire la Regione Piemonte e l’Assessorato alla Salute con una petizione sostenuta da una raccolta di firme, «perché la chiusura degli stabilimenti non può essere considerata una scelta strategica privata, ma deve essere affrontata come una priorità di interesse pubblico». La capacità curativa dell’acqua sulfureo salsobromoiodica acquese per molte patologie croniche degenerative è scientificamente documentata: «Per i pazienti di tutta Italia (e non solo) – continua Antonucci – sottoporsi alle cure ad Acqui Terme è un diritto che un privato sta limitando. La città ha una posizione strategica; a differenza di altre località, è facilmente raggiungibile dalle maggiori città del nord ovest e lo stabilimento “Regina”, in zona Bagni, è dotato delle apparecchiature utili a fornire un grande ventaglio di prestazioni medico-sanitarie. Sia quindi aperto e venga garantito il servizio per almeno 9 mesi l’anno. Costringere i malati ad andare altrove è contrario alla (tanto declamata) assistenza sanitaria di prossimità».
Nella petizione rivolta alla Sanità piemontese si evidenziano i costi delle prestazioni sanitarie termali effettuate fuori regione (oltre 3milioni di euro) risorse che con l’apertura del “Regina” ben potrebbero rimanere tra i confini sabaudi. «Gli stili di vita sono cambiati – conclude Antonucci – sarebbe necessario introdurre la possibilità di convenzionare le cure termali per un periodo più breve, con “blocchi” di 7 cure anziché 12. Oggi poche persone possono permettersi di allontanarsi dal domicilio per due settimane. E magari, con le risorse risparmiate, si potrebbe dare un contributo per il soggiorno. Così le terme sanitarie diverrebbero davvero accessibili a tutti».