L'orrore non spegne la bellezza di Norma
Durante la conferenza stampa ricostruite le azioni di Luca Orlandi, ora in carcere
Victor, l’amore per la mamma e il grazie a chi ha indagato e a chi gli è stato vicino
SALE – “Un mese fa mia mamma, Norma Megardi, usciva di casa e non faceva più ritorno. Molte persone mi sono state vicino in queste settimane, chi chiamandomi tutti i giorni, chi portandomi del cibo, chi piangendo con me, chi aiutandomi con le cose quotidiane, chi testimoniando vicinanza ed affetto. A tanti cari amici, coi quali a causa della distanza e dei casi della vita ho diradato la frequentazione, non ho avuto la forza di telefonare o di scrivere. Mi dispiace farlo solo ora e in modo impersonale, ma non avevo veramente il coraggio di rivivere ancora quei momenti convulsi, strazianti e senza senso”.
Victor Andrini, il figlio di Norma Megardi, uccisa un mese fa, affida il suo dolore, il suo grazie a chi lo ha supportato in questi giorni, a chi sta indagando e il suo amore alla mamma ai social con una lunga, accorata lettera.
L'orrore non spegne la bellezza di Norma
Durante la conferenza stampa ricostruite le azioni di Luca Orlandi, ora in carcere
Intanto, le indagini del Carabinieri proseguono per ricostruire quel drammatico lunedì 20 giugno. La famiglia è assistita dall’avvocato Guglielmina Mecucci.
”Il 20 giugno ero a Piacenza per un concerto e non ho visto subito le chiamate di mio padre, avevo il cellulare silenzioso. Pochi minuti dopo ricevo la telefonata dei carabinieri che mi chiedono se potevo raggiungerli. Mio padre mi dice che mia madre era uscita verso le 18 in auto e non era ancora tornata, anche lui aveva ricevuto la visita dei carabinieri.
Il viaggio più brutto della mia vita: mi avevano chiesto di mia mamma, ma senza dirmi niente altro. Durante il percorso abbiamo provato a chiamarla decine di volte.
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La macchina di mia mamma è stata ritrovata bruciata in una radura vicino al Po, in una zona a lei completamente estranea. Lei scomparsa e a casa lasciato tutto come se avesse dovuto tornare entro pochi minuti. Chi la conosce sa che era una persona estremamente vitale, attiva, impegnata nel sociale. Amava la vita. Mai avrebbe potuto suicidarsi.
Ci sono volute 24 ore per avere conferma che i resti carbonizzati trovati sul sedile posteriore della sua auto erano di una persona e non di un animale, come era stato ipotizzato all’inizio. L’incendio era doloso ed era stato usato un accelerante; il fuoco aveva lasciato praticamente solo il telaio dell’auto.
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Inizia un turbinio di telefonate, di visite, di sopralluoghi, di chiamate ai parenti e agli amici che ululano il loro dolore, increduli, straziati.
Tutti i giorni giornalisti davanti al cancello di casa, chi comprensivo per il nostro riserbo e chi senza tatto. Ore senza sonno, la speranza che fosse stata rapita e l’auto distrutta. Un brutto scherzo.
I carabinieri lavorano senza sosta per giorni, ci sentiamo a qualsiasi ora, insieme ricostruiamo gli ultimi momenti. I nostri sospetti vengono analizzati e presi in considerazione con il giusto distacco di chi deve indagare. Ho trovato tanta umanità in questo modo di approcciarmi e tanta vicinanza in queste persone, nonostante la burocrazia e le ore passate a scrivere rapporto.
Passano altri due giorni e finalmente una persona si consegna e confessa di averla uccisa intenzionalmente. Il corpo caricato nella sua auto, con una tanica di benzina per nascondere tutto.Uccisa probabilmente per futili motivi, una controversia legata ad un campo dato in affitto da mia mamma.
Ora siamo impegnati a ricomporre una nuova normalità, il processo è ancora lontano. Mia mamma è ufficialmente scomparsa, le analisi scientifiche ci permetteranno speriamo entro un paio di mesi di mettere un punto e di poterla ricordare tutti insieme.
A lei, che mi voleva un bene sconfinato e che era la mia confidente, il mio sincero grazie”.