Il centrodestra prova a mostrarsi unito e accusa «i traditori»
Bertoli e i suoi imputati "in contumacia" dalla ex maggioranza di Novi Ligure: nessuno li chiama per nome
NOVI LIGURE — Il centrodestra ha trascorso una settimana a raccogliere le idee, a far sbollire la rabbia e a elaborare una strategia per l’immediato futuro: dopodiché ieri ha deciso di raccontare alla città di Novi Ligure la propria verità sulla caduta del sindaco Gian Paolo Cabella. A rompere il ghiaccio con i giornalisti, chiamati a raccolta così come tutti gli esponenti del centrodestra novese, è stato proprio lui, Cabella, primo sindaco leghista a governare una delle roccaforti rosse, anche se solo per tre anni.
Le parole sono pacate: l’ormai ex primo cittadino ricostruisce gli eventi più recenti, sottolinea che voleva dare alla città un bilancio il più possibile corretto per evitare il commissariamento ma che le sue intenzioni «non sono state capite» dall’opposizione. Spiega che i ritardi nell’azione della giunta non sono stati dovuti a liti interne ma semmai alla lentezza della macchina amministrativa. Ricorda «le scomode eredità» del centrosinistra. Si abbandona alle polemiche solo quando parla dello strappo di chi si era candidato con la Lega e poi ha deciso di cambiare partito e schieramento.
Sul banco degli imputati – in contumacia ovviamente – ci sono Marco Bertoli e gli altri due consiglieri del suo gruppo, Francesco Bonvini e Cristina Sabbadin. Nessuno fa i loro nomi. Li chiamano «personaggi», «traditori», «manipolo di scellerati», parlano della «enorme vigliaccata» di cui si sono resi responsabili (le dimissioni di massa insieme a Pd e M5s, con il conseguente scioglimento del consiglio) e dei «ricatti» con cui hanno tenuto in scacco la maggioranza fino all’ultimo.
Accuse a parte, la conferenza serve a mostrare alla città che, nonostante tutto, il centrodestra è ancora unito, non vuole darsi per vinto e crede nella possibilità di riprendersi Novi nel 2023. «Non siamo stati sconfitti. Semmai siamo stati traditi», dice Edoardo Moncalvo. «Spiegheremo le nostre ragioni ai novesi, quello che abbiamo fatto e quello che non siamo riusciti a fare, e il perché. I cittadini capiranno e puniranno chi si è fatto beffe del mandato degli elettori», afferma Diego Accili.
Alla fine è ancora Cabella a dettare la linea: «Il commissario prefettizio Paolo Ponta deve poter lavorare con serenità, questo deve essere il momento della collaborazione, non dei conflitti».
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