Commercio: il caro prezzi taglia la spesa alimentare
Gli aumenti colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori alessandrini
ALESSANDRIA – Il caro prezzi taglia la spesa alimentare degli alessandrini che risulta in calo del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
E’ quanto emerge dall’analisi effettuata da Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio al dettaglio del mese di maggio che, su base annua, fanno registrare una diminuzione delle quantità di beni alimentari acquistate per il quinto mese consecutivo.
Sempre secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat di giugno, il risultato positivo in valore è dovuto esclusivamente all’aumento dei prezzi che per i beni alimentari si aggira in media all’8,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, Dal +68,6% dell’olio di semi al +13,4% dei gelati, i rincari dei costi energetici e di produzione alimentati dalla guerra in Ucraina contagiano i prezzi nel carrello della spesa con aumenti che colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori.
Se in cima alla classifica dei rincari ci sono gli oli di semi al secondo posto c’è il burro con un +27,7% e al terzo la farina, con i prezzi in salita del 20,5% trainati dagli aumenti del grano che interessano anche la pasta, ancora una volta in salita del 18,3%. Quinta piazza per la margarina (+16,8%) e sesta per la carne di pollo (+15,1%), mentre alla settima c’è il riso, con diecimila ettari seminati in meno quest’anno per la siccità che sta tagliando anche i raccolti. Rincari a doppia cifra pure per le uova (+13,6%).
“L’impatto dell’inflazione è evidente dal fatto che, in controtendenza, volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,8% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio tradizionale. Il risultato dei discount evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo e su beni essenziali – sottolinea il presidente di Coldiretti Alessandria, Mauro Bianco – Se i prezzi corrono, a causa del caro energia e della guerra, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare, con i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori che non riescono ormai neanche a coprire i costi di produzione”.
Più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento, a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle stesse.
Nelle campagne si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte di oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea.
“Bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per salvare aziende e stalle e per programmare il futuro” ha aggiunto il direttore di Coldiretti Alessandria Roberto Bianco, nel sottolineare che “occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”.