“Mia mamma morta di cancro, oggi servono controlli e prevenzione”
Dopo la sentenza di disastro ambientale e un?indagine epidemiologica critica, si chiedono le analisi
CASTELCERIOLO – «Diciassette anni. Diciassette anni senza ricorrenze, senza comprarle un regalo per Natale, senza poterle parlare o portarle un pensiero al termine di un viaggio. Con il ricordo, vivido, del calvario dei suoi ultimi due anni di vita, quando un tumore allo stomaco se l’è portata via».
Donatella Cresta ripercorre il dramma vissuto dalla mamma, Irma Rossi, morta a 64 anni a causa del cancro. Era il 2005.
Un male che colpisce in tutto il mondo, è vero, ma che assume una connotazione diversa quando chi ne parla ha vissuto a Spinetta dove, tre anni fa, un’indagine epidemiologica (non ancora conclusa) ha lanciato un allarme: a Spinetta si registra un incremento del rischio di ammalarsi (riguardo a certe tipologie di tumore, e non solo) rispetto ad altre zone della Provincia e della regione ma non si sa ancora perché.
La famiglia di Donatella ha vissuto nel sobborgo alessandrino, oggi lei abita a Castelceriolo ma «convivo – spiega – con il pensiero che potrei essere a rischio anche perché dopo mia mamma attorno a me in tanti si sono ammalati».
«Mia mamma ha condotto una vita esemplare – racconta, a tratti commossa – Mangiava a casa, non fumava, beveva un bicchiere di moscato a Pasqua e a Natale. Non si può certo dire che avesse abitudini alimentari o di vita malsane. Eppure, un’estate ha iniziato a dimagrire. Aveva sempre un peso allo stomaco. Sono passati alcuni mesi e la situazione non migliorava così, a gennaio (era il 2003) le ho imposto di andare dal medico. Quello è stato il momento in cui ho capito che mia mamma non ce l’avrebbe fatta. La radiografia ha evidenziato come lo stomaco fosse completamente invaso dal male, in longitudine e latitudine. I successivi interventi e chemioterapia non sono serviti a vincere la guerra ma solo a darle qualche mese in più. Di patimento».
Il vissuto di Irma, con i momenti belli e il dolore degli ultimi diciannove mesi sono impressi nei ricordi di Donatella, sono riflessi nei suoi occhi che si riempiono di lacrime quando ripercorre gli ultimi mesi di vita della madre che, sfinita dal male, continuava comunque ad avere premure verso di lei.
«Sappiamo che questa zona è inquinata – continua – Serve un monitoraggio sulla popolazione, servono gli esami del sangue per capire se possono esserci problemi, serve prevenzione».
Donatella, come purtroppo tanti altri, convive con la paura di essere potenzialmente più esposta rispetto a chi vive dove non c’è un «disastro ambientale». Ma non si arrende. E chiede che le Istituzioni intervengano per salvaguardare la salute della popolazione.