Bilancio, verso il rinvio? In consiglio si scaldano gli animi
Dolcino torna a chiedere le dimissioni di Bertoli. Intanto il governo concede una proroga di un mese. Ma a Cabella…
I 9 consiglieri di opposizione spiegano i motivi che hanno portato alla dimissioni in blocco e alla caduta della giunta di Novi Ligure
NOVI LIGURE — Una lunga lista di accuse quella che i consiglieri di opposizione hanno fatto nei confronti del sindaco di Novi Ligure Gian Paolo Cabella, per spiegare le loro dimissioni di massa che hanno portato alla caduta del governo cittadino e alle conseguenti nuove elezioni.
Ad aprire la conferenza è stato Marco Bertoli, colui che nel 2019 di più si era speso per unire le forze del centrodestra che poi hanno ottenuto una storica vittoria alle urne. «Da mesi il mio gruppo [Solo Novi, composto anche da Francesco Bonvini e Cristina Sabbadin; ndr] aveva fatto sapere che avremmo lasciato passare il bilancio, per senso di responsabilità. Ma giovedì in consiglio abbiamo assistito a una scena incredibile, con il sindaco che ha abbandonato l’aula. A quel punto le nostre dimissioni sono state inevitabili».
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Il capogruppo dei Democratici Simone Tedeschi ha detto che «l’amministrazione Cabella da tempo non era più in grado di decidere nulla». Tedeschi ha anche ricordato gli errori politici commessi dal centrodestra: «Ha sempre avuto un atteggiamento di chiusura, che ha spinto i consiglieri di Solo Novi all’opposizione». Atteggiamento che ha avuto come esito finale la caduta della giunta: «Noi oggi non saremmo qui a rassegnare le nostre dimissioni se giovedì in consiglio il centrodestra non avesse abbandonato l’aula impedendo il confronto democratico sul bilancio. Eravamo anche d’accordo nel lasciare più tempo alla giunta per elaborare un nuovo documento, come richiesto da Cabella».
Il sindaco, gli assessori e i consiglieri di centrodestra però hanno abbandonato la seduta, troncando la discussione e lasciando il solo presidente del consiglio Oscar Poletto a gestire una situazione paradossale: in aula infatti era ancora presente il numero legale, ma la riunione è stata dichiarata chiusa.
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Lucia Zippo (M5s) ha rivendicato una «opposizione costruttiva» che però nei fatti è stata ripagata con una serie di scelte «inaccettabili», come «il delirio di onnipotenza sul termovalorizzatore di rifiuti» o «il ritorno del progetto del teleriscaldamento, che avevano giurato di non voler riprendere».
Rocchino Muliere (Pd) ha stigmatizzato l’abbandono dell’aula da parte del sindaco («rappresenta le istituzioni, gli altri se ne possono anche andare, ma lui deve rimanere»). Dal punto di vista politico, il centrodestra «non ha mai avuto la capacità politica di ricucire con Solo Novi, anzi ha lavorato per dividere sempre di più». Secondo Muliere, «il commissario che il ministero manderà saprà sicuramente fare meglio della giunta che in questi anni non è stata in grado di affrontare i problemi della nostra città».
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Francesco Bonvini e Cristina Sabbadin hanno ricordato i loro esordi nella Lega: «Tre anni fa, quando abbiamo intrapreso questa avventura, non ci saremmo mai aspettati un simile epilogo. Quando eravamo in maggioranza non siamo mai stati coinvolti nelle decisioni, venivamo a sapere le cose dai giornali. Da mesi in tanti ci hanno chiesto le dimissioni, ecco ora sono arrivate».
Alfredo Lolaico dei Democratici ha evidenziato la mancanza di attenzione nei confronti delle parti sociali: «Quando in consiglio ho chiesto al sindaco perché non le ha convocate in sede di elaborazione del bilancio, mi ha risposto che non gli avevano telefonato». Luca Patelli ha sottolineato l’assenza dell’amministrazione cittadina nella vertenza della Pernigotti. Per Stefano Moro, quello accaduto in consiglio comunale è stato, nel suo piccolo, «un attacco alla democrazia»: «Abbiamo visto il sindaco e i suoi scappare, un commissario saprà sicuramente fare meglio».
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