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Assemblea di Pro Natura, Italia Nostra e Legambiente per illustrare le ragioni del no all'impianto in progetto a Novi Ligure
NOVI LIGURE — Anche le associazioni ambientaliste della provincia si schierano contro il progetto di costruzione di un inceneritore a Novi Ligure. In città si è svolta un’assemblea delle associazioni ambientaliste e i rappresentanti di Pro Natura, Italia Nostra e Legambiente hanno organizzato un incontro pubblico per spiegare il loro “no” al progetto.
Legambiente ha partecipato con Sergio Capelli, referente rifiuti dell’associazione. Presenti anche l’ex assessore provinciale all’Ambiente Renzo Penna, Pier Claudio Cavallari, responsabile del settore rifiuti di Pro Natura, Pier Luigi Cavalchini ed Ezio Notti.
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Penna ha ricordato che già nei primi anni Duemila era spuntato il progetto di un termovalorizzatore da realizzare, alternativamente, nella zona Novi-Bosco o in quella Tortona-Rivalta. «Dell’idea non si fece nulla, ma in ogni caso la scelta propendeva per l’area del tortonese – ha detto l’ex assessore – A Novi infatti nel frattempo la Campari aveva costruito il più grande stabilimento italiano ed era fortemente contraria ad avere vicino un impianto inquinante».
Anche l’ex consigliere comunale Francesco Giannattasio qualche settimana fa aveva ricordato che all’epoca Campari pose fra le condizioni per il proprio insediamento quello di non avere vicino aziende insalubri.
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La relazione tecnica della serata è stata affidata a Sergio Capelli. L’esponente di Legambiente ha sottolineato che negli ultimi dieci anni la raccolta differenziata in Piemonte ha avuto un lento ma costante aumento. Nel 2020, secondo gli ultimi dati ufficiali di Ispra, l’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente, la differenziata in Piemonte ha raggiunto il 64,5 per cento (per legge, avrebbe dovuto raggiungere il 65 per cento già nel 2012).
La regione è penalizzata dai risultati negativi della città di Torino e della provincia di Alessandria, dove la crescita della differenziata è lentissima. A Novi, addirittura, il picco massimo è stato raggiunto nel 2015 (55,4 per cento) e poi c’è stata una diminuzione.
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In ogni caso, i nuovi obiettivi che la Regione si è posta stabiliscono che nel 2025 bisognerà raggiungere il 70 per cento di differenziata e nel 2030 il 75. «A questo punto basta fare due conti e si comprende che l’inceneritore di Torino tra pochi anni sarà più che sufficiente a bruciare tutti i rifiuti del Piemonte», ha detto Capelli. A che serve dunque un nuovo impianto a Novi? Probabilmente a raccogliere i rifiuti in arrivo da altre regioni, come la Liguria, dove la differenziata è in ritardo.
In chiusura di serata Maurizio Fava, presidente della Soms di Novi Ligure, che ha proposto un referendum consultivo sul tema. «A Novi è stato sbandierato il risultato di un sondaggio secondo cui il 63 per cento dei novesi sarebbe favorevole all’impianto – ha detto Fava – Si potrebbe quindi indire un referendum cittadino a norma di statuto comunale» (servono le firme del 5 per cento degli elettori o la decisione del consiglio comunale).
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